domenica 6 aprile 2025
Solmi, Pompili, le storie dei prelati in campo dagli anni Quaranta a oggi:il calcio è sempre stata una passione contagiosa anche per la Chiesa
Un pallone di calcio regalato nel 2014 a Papa Francesco

Un pallone di calcio regalato nel 2014 a Papa Francesco - Alamy Stock Photo

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«La passione per il calcio mi è costata un occhio… adesso quando gioco metto il casco da hockey perché ho avuto un distacco corneale per colpa di una pallonata». Parola del vescovo di Parma Enrico Solmi che questo episodio non molto tempo fa l’ha racconta ai liceali del Seghetti di Verona al cospetto del sindaco-calciatore Damiano Tommasi e di suo fratello Zaccaria, vicepreside dell’Istituto diretto dall’olimpico preside Mauro Pavoni. Al fianco di monsignor Solmi, un divertito monsignor Domenico Pompili, che giocava in casa in qualità di vescovo di Verona. E quella passione per il calcio la condivide pienamente: è un bomber sin dai tempi del seminario, e nel suo score vanta una presenza alla “Partita del Cuore”, gara solidale per i terremotati di Amatrice. Prima di arrivare a guidare la diocesi di Verona, è stato vescovo di Rieti, la città di Manlio Scopigno, il “Filosofo” in panchina del Cagliari dello scudetto del ’70: la prima “fede laica” del giovane Pompili che sognava di diventare Gigi Riva. La maglia del grande Riva a Verona glie l’ha donata il suo fratello di campo, “Bonimba”, Roberto Boninsegna. Un cimelio che è una rovesciata nel tempo che ha riportato il vescovo Pompili alla sua gioventù. L’età aurea per Claudio Giuliodori, oggi assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, il quale dopo essere stato vescovo di Macerata e prima ancora portavoce della Cei, era una promessa della squadra della sua città, l’Osimana, club con cui a 17 anni aveva debuttato in serie C2. Il sogno del professionismo però venne marcato a uomo dalla “chiamata”.

A Fra’ Stefano Albanesi quella “chiamata” è arrivata a 24 anni, quando all’apice della carriera, acquistato dal Pescara (Serie B) con contratto da 300 milioni di vecchie lire, al ritiro precampionato preferì quello dei francescani. Il “Profeta dell’Adriatico”, mister Giovanni Galeone, commentò sarcastico la scelta «Meglio così, altrimenti me li convertiva tutti». Fra Stefano oggi sorride di quella battuta, perché il suo cammino sui sentieri di san Francesco è proseguito come parroco della Basilica di Santa Maria degli Angeli e ora alla parrocchia romana di San Gregorio VII, a un passo dalle Mura Leonine, lì dove la storia del “calcio pontificio” affonda la sua tradizione dal lontano 1947. L’anno in cui nello Stato del Vaticano si disputò la prima partita del campionato interno tra i “contadini”, la formazione composta per lo più dai giardinieri di Castelgandolfo, opposti ai “sanpietrini” della Reverenda Fabbrica. Le frammentarie cronache dell’epoca raccontano di gara sospesa per «colpi proibiti da entrambi le parti» e quella sospensione venne applicata anche al campionato.

Un torneo ufficiale riprese dopo 25 anni grazie alla grande invenzione di Sergio Valci, direttore del Fondo vaticano di assistenza sanitaria, ma soprattutto “patron” del primo campionato in Vaticano. Incontri per lo più in notturna quelli tra gli appartenenti alle 12 formazioni iscritte al torneo che assegnò il 1° storico “scudetto del Vaticano” alla formazione dell’Osservatore Romano. «Dal 1984 - racconta Valci - le partite si disputarono al nuovo campo Pio XII dei Cavalieri di Colombo e lì i protagonisti erano il bomber Bruno Giulietti e il fortissimo Illuminati, e tenevano banco i duelli incredibili tra il centravanti del Governatorato Di Manno, una vita alla Radio Vaticana, e il compianto stopper Franco Bigoni, morto giovane e che aveva militato nell'Ascoli insieme a Carlo Mazzone che non mancava mai di venire a trovarlo quando tornava a Roma. Tra i prelati spiccava la classe e l’eleganza di monsignor Fortunato Frezza, il sottosegretario al Sinodo dei vescovi: un centrocampista di qualità, come altrettanto valido si ricorda monsignor Gabriele Caccia, segretario di nunziatura, un “Totti” della formazione della Segreteria di Stato. Per ragioni numeriche dal 1998, siamo passati al calcio a 5 limitandoci a 2-3 amichevoli di calcio a 11 ogni anno, in occasione di eventi particolari come la visita di qualche delegazione straniera». Ma qui c’è chi da tempo sogna una Nazionale vaticana ai Mondiali.

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