mercoledì 26 marzo 2025
La cantante romana presenta in concerto all'Auditorium Parco della Musica il suo nuovo album, in uscita il 28 marzo: «Reinterpreto in chiave femminile la sua visionaria lettura della vita»
La cantante Ilaria Pilar Patassini, il 28 marzo presenta in concerto il nuovo album "Canto Conte"

La cantante Ilaria Pilar Patassini, il 28 marzo presenta in concerto il nuovo album "Canto Conte"

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Il “Maestro è nell’anima” e nelle corde, anche vocali, di Ilaria Pilar Patassini. Diplomata al conservatorio in canto lirico e in musica da camera, la cantante romana insegna interpretazione della canzone italiana e internazionale alla Officina Pasolini e quest’anno, ai suoi allievi tra i 19 e i 30 anni, tiene un corso proprio su Paolo Conte. Ma a sostenere e superare a pieni voti l’esame di “maturità” è ora lei stessa pubblicando lo splendido disco Canto Conte, che presenterà in anteprima venerdì 28 marzo, nel giorno di uscita, in concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Diciotto tracce in cui trovano posto grandi classici come Alle prese con una verde milonga, Gli impermeabili, la immancabile Via con me ma anche Reveries, Elisir, Spassiunatamente, per far emergere in chiave femminile tutta la tavolozza dei colori musical-pittorici dell’avvocato di Asti. «Le canzoni di Conte non parlano dell’attualità ma sono dei mondi pieni di soluzioni, sono una cura in quanto allenamento per la mente, per l’immaginazione e per la libertà - spiega Ilaria Pilar Patassini, reduce dal successo in tour del precedente album Terra senza Terra -. Oggi che facciamo fatica a immaginare e immaginarci, Conte ci dà degli indizi, sotto traccia, che provocano il pensiero. Per questo le sue canzoni non invecchiano mai. Perché Conte, tanto per citare, è tutto un complesso di cose».

Accompagnata e ispirata anche dagli arrangiamenti di Angelo Valori, con il suono degli archi della Medit Orchestra e con i solisti Manuel Trabucco (clarinetto e sassofono), Danilo Di Paolonicola (fisarmonica) e Alessandro d’Alessandro (organetto), Patassini fa propria, appieno, la poetica contiana esaltandone, nella personalissima interpretazione, soprattutto la sotterranea dimensione femminile. «Sento molto la presenza femminile nella sua visione della vita ed era da anni che coltivavo il proposito di cantarlo. Ma sempre mi bloccavo, ritenendolo intoccabile. Da contiana so benissimo che proprio nei contiani potrei avere dei grandi oppositori o dei difensori, non c’è via di mezzo. Da metà anni 80 Conte è diventato un grandissimo interprete, ha inventato un modo unico e personale. Da avvocato difensore delle sue canzoni, come dice lui».

Ora l'avvocato ha trovato una perfetta "testimone" della universalità e della versatilità di un repertorio non più dunque inavvicinabile. «Canzoni che io canto tra me e me da anni - spiega Patassini -, ma qui ho pensato tantissimo a come dare loro un suono senza mettere troppa vocalità e troppo canto. L’aiuto a trovare una sintesi a come approcciare il repertorio di Conte l’ho avuta grazie a Steve Reich. In una intervista gli si chiedeva dell'approccio corretto a proposito della interpretazione di canzoni di Kurt Weill. La sua risposta mi ha illuminata. Non c'è un manuale interpretativo da applicare, ma si canta e interpreta liberamente. Semmai ci si regola piuttosto in base ai mezzi che si hanno a disposizione e al contesto: il microfono o meno, gli spazi da coprire con la voce, ecc. Non c’è giusto o sbagliato. Serve soltanto l'anima. Io che sono vocalmente a metà strada tra analogico e digitale, mi sono così pacificata sul dilemma interpretativo e ho registrato tutti i brani in tre giorni».

Una full immersion dall'eccellente risultato finale, che regala un inedito ascolto del mondo contiano. «I sentimenti che evoca sono molteplici, dalla gioia alla malinconia, dalla sensualità alla distanza - dice l'artista romana -. Da pittore di immagini, visto che oltre che musicista è poi anche pittore vero e proprio, la tavolozza di colori da cui si può scegliere è quella. Un po' come con i colori dei suoi quadri in cui il rosso scuro è comunque prevalente. Non c’è un color pastello, un rosa o un verde chiaro. Ma quelli che ci sono bastano abbondantemente. E’ il suo sguardo che fa il mondo, uno sguardo privilegiato da artista. Che ora ho provato a fare mio, con la mia personale interpretazione. Ma ho fatto mie soltanto le canzoni che potevo, non erano adatte a me per esempio Genova per noi, Teatro, Un gelato al limon. Anche se io non ho cambiato desinenza e mantenuto il genere originario, ci sono cose che sono o troppo maschili perché io possa restituire qualcosa di più oppure che parlano di contesti troppo specifici come per esempio Hemingway o La fisarmonica di Stradella o Diavolo rosso».

Un'altra canzone che non ha inserito in Canto Conte ma che vorrebbe affrontare dal vivo al concerto di presentazione è L’incantatrice del 1995, contenuta nell'album Una faccia in prestito: «La trovo struggente, una grande prova di intelligenza poetica e di comprensione della psicologia femminile. Sento molto la presenza femminile nella sua visione della vita. Realizzare questo progetto per me è quasi una forma di analisi, è un bisogno. Una necessità intima personale, oltre che artistica. Le canzoni di Conte sono un balsamo». Ed è nello sviluppo melodico, avendo abolito la ritmica percussiva, che Patassini riesce a conferire al “suo” Conte un umore nuovo e originale. «Come lui, con la sua adorata “Settimana enigmistica” nel gioco che ti fa unire i puntini da 1 a 20 per vedere cosa uscirà, io ho potuto tracciare su di me le sue canzoni legando i suoi indizi melodici sul filo del possibile».

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