sabato 26 maggio 2012
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​C'è un forte tema comune nella recente prolusione del cardinal Bagnasco all’Assemblea della Cei e nella catechesi tenuta dal Papa mercoledì: quello dell’homo naturaliter religiosus. Per il Papa «da quando esiste, l’homo sapiens è sempre in ricerca di Dio, cerca di parlare con Dio, perché Dio ha inscritto se stesso nei nostri cuori» e, così, è «iscritto nei nostri cuori il desiderio di Dio». Effettivamente, è tipico dell’uomo interrogarsi su una propria eventuale continuazione dopo la morte biologica, e Platone diceva che, circa i destini umani ultimi, si può «accettare tra i ragionamenti umani, quello migliore e meno facile da confutare, e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio del mare della vita […]. A meno che non si possa fare il viaggio in modo più sicuro e con minor rischio su una più solida nave, cioè affidandosi ad una divina rivelazione».In effetti, qualunque uomo di qualsiasi tempo e cultura, prima o poi, si pone intimamente la domanda sull’esistenza di Dio, fosse anche solo per un istante. È proprio dell’uomo, infatti, interrogarsi su Dio, su un Amore che non deluda mai, su un Essere Sommamente Giusto, Sapiente, ecc., come in fondo rilevano anche quei teorici dell’ateismo che ritengono che l’uomo inventi Dio attraverso una proiezione immaginativa. Nel cuore umano alberga un desiderio di un Bene Infinito, anzi di relazione con una Persona Infinita, e solo quest’ultima, se esiste, può essergli cor-rispondente. Così, come documentano molti etnologi ed antropologi, dalla prima comparsa dell’uomo sulla scena del mondo, in tutte le tribù e in tutte le popolazioni di qualsivoglia livello culturale si rileva qualche forma di attività religiosa. Come dunque spiegare l’ateismo? Intanto va detto che in certi casi esso svolge una funzione benefica promuovendo un processo di purificazione da false immagini di Dio, che giustamente ripugnano alla ragione. Le sue cause sono molteplici e sono correlate ai peculiarissimi percorsi personali di ognuno, agli incontri avvenuti, talvolta alla pochezza di certi credenti che danno scandalo, ecc. D’altro canto, la non credenza assoluta anche oggi è un fenomeno percentualmente modesto e, considerando l’umanità nel suo complesso, secondo diverse indagini la fede religiosa è in crescita, tanto che dopo aver sentito proclamare che «Dio è morto», alla luce di alcuni monitoraggi c’è chi afferma che Dio sta tornando. Inoltre, diversi non credenti avvertono una profonda delusione per i molti falsi dèi che vengono spesso proposti e con animo inquieto cercano Altro. Alcuni, poi, sono vicini a pervenire alla fede e senza esserne consapevoli hanno una qualche familiarità con Dio, nella misura in cui si spendono per la verità e per la giustizia, coltivano l’amore, la misericordia, l’amicizia, ecc.: tutte cose che rinviano, in qualche modo, a Dio. E per Bagnasco è vero che l’uomo contemporaneo ha imparato a «dimenticare ciò che era stato un giorno deposto nel cuore, ha presto appreso a vivere come se Dio non esistesse», ma, «prima o poi, nella vita di ciascuno succede qualcosa: un lutto, una nascita, un amore che comincia o finisce, una malattia, un incontro […]. Ed ecco che il tema rimosso viene all’improvviso riaperto».Nel solco del motto di questo giornale, «per amare quelli che non credono», auguriamo loro affettuosamente di trovare quella solida nave anelata da Platone, e che Agostino individuò alcuni secoli più tardi dicendo: «Nessuno […] può attraversare il mare di questa vita, se non è portato dalla croce di Cristo».
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