Quali sono le condizioni culturali che dobbiamo costruire anche in vista di una legislazione favorevole al diritto a nascere, e dunque seriamente impegnata a tutelare la maternità durante la gravidanza? La riflessione maturata negli anni dal Movimento per la Vita indica i seguenti punti.
1) Piena umanità del concepito. La condizione dell'uomo all'inizio della sua esistenza è davvero particolare: invisibile non solo per il nascondimento nel grembo materno ma anche, nelle primissime fasi, per l’assenza di forme esteriori umane. Solo gli occhi della ragione che vedono l'essenza al di là delle forme ci permettono di riconoscerlo come uno di noi. La prima protezione è renderlo visibile a tutta la società: egli è veramente “qualcuno”, un “altro”, non una “cosa”. Va perciò collocato nelle categorie visibili dei bambini, dei poveri, dei fragili, degli indifesi.
2) L’identità umana concepito colloca l'istanza della sua difesa nello spazio della laicità e acquista la forza attualissima del principio di uguaglianza-non discriminazione. Se non fosse in gioco un concreto essere umano, sarebbe fondata l’accusa di confessionalismo, biologismo e violazione del pluralismo. Sul rapporto tra diritto a nascere e laicità, la cultura laica deve essere richiamata alla sua verità e nobiltà ed è fondamentale comprendere che l’impegno per la vita dei non nati è analogo a quello che nel corso della storia ha liberato dalla soggezione intere categorie di esseri umani: non è lesivo della laicità affermare che tutti gli uomini sono uguali anche quando si trovano nella fase iniziale della loro esistenza.
3) La vita nascente è collegata a tutta la vita e al dovere di solidarietà verso i più poveri e deboli tra gli uomini. Sia chiaro, non per immergere, fino a farlo scomparire, il tema della vita nascente nel mare magnum dei problemi che affliggono l’umanità, ma, al contrario, per mostrare che il riconoscimento del non nato come uno di noi è davvero una «luce che consente di vedere meglio tutto l'ambiente che sta intorno, come una lampadina che si accende di notte. Egli illumina, cioè, tutta la vita. La dignità appare nella sua verità di inerenza alla stessa elementare esistenza umana » (Carlo Casini).
4) Profonda sensibilità per la donna, perché è giusto e doveroso riflettere sulla madre, l'altra protagonista della gravidanza. Sebbene l’ambiente e il contesto circostante possano influire anche in modo determinante sulla donna, di fatto il figlio in grembo è principalmente affidato a lei, che può difenderlo nonostante ogni soverchiante difficoltà o rifiutarlo nonostante ogni severo divieto di legge. Occorrono operazioni culturali che invocando il diritto di non discriminazione sia per la donna che per il bambino stabiliscano un'alleanza tra le due categorie in vista di un obiettivo comune per raggiungere il quale è fondamentale l’apporto della popolazione femminile.
5) Introdurre sempre più efficacemente l’idea che la prevenzione dell’aborto non è solo una questione che riguarda il “prima” del concepimento, ma anche il “dopo”. Lo sanno molto bene i Cav, Progetto Gemma, Sos Vita: il massimo elemento di prevenzione dell’aborto volontario è il riconoscimento della piena umanità del figlio concepito. Per questo il riconoscimento del diritto alla vita sin dal concepimento legislativamente sancito in modo univoco e chiaro avrebbe già di per sé una notevole efficacia preventiva. Il sostegno, l’accompagnamento, la rimozione delle cause che porterebbero a impedire la nascita, la ricerca di alternative e soluzioni, l’offerta di durevole soccorso in caso di difficoltà sono la conseguenza di tale riconoscimento e la strada per prevenire l’aborto a concepimento avvenuto. Come sarebbe importante e liberatorio per tante donne che le strutture pubbliche, e non solo il volontariato, si facessero carico della prevenzione post-concezionale!
6) Rinuncia in linea di principio alla sanzione penale e ricerca di percorsi alternativi di alto profilo per proteggere la vita nascente. La particolarissima e speciale condizione della gravidanza implica che nella concretezza di un rischio di aborto si punti al massimo sulla collaborazione della madre. La minaccia penale costituisce una indicazione di valore e una controspinta di timore, ma non è detto che sia l'unico modo per ottenere un’efficace collaborazione nella direzione della prosecuzione della gravidanza. Quindi gli strumenti per la sua difesa devono tendere a suscitare la collaborazione della madre e del contesto in cui essa vive.
7) Accettazione del principio di gradualità imposto dalla realistica valutazione della situazione. La materia è di così grande rilevanza che ogni spostamento in avanti costituisce un bene cui non si può rinunciare per il solo fatto che non si può ottenere di più. Non si tratta di optare per un male minore ma di puntare al massimo bene possibile.
8) Comunicare il valore della vita umana in modo positivo e propositivo, facendo leva sulla scienza e i diritti dell’uomo. L’impegno per il diritto alla vita è chiamato a costruire ponti e a veicolare la verità con amore verso ogni interlocutore. Queste piste non possono essere abbandonate senza tradire i diritti dell’uomo, la dignità umana, il principio di uguaglianza, l’attenzione alla donna, il dialogo con tutti.
Presidente Movimento per la Vita italiano