Agenzia Romano Siciliani
«Abbiamo la speranza che l’esperienza acquisita negli altri Paesi cominci a essere seriamente presa in considerazione nel sistema sanitario italiano, superando i muri di certezza proposti dalle nostre istituzioni sanitarie, che continuano a minimizzare le conseguenze riferibili all’uso dei farmaci in questione, come si può continuare a leggere nei portali delle aziende ospedaliere che offrono tali trattamenti». All’indomani della decisione del governo laburista inglese di mettere al bando definitivamente i farmaci bloccanti della pubertà per i minorenni, è quanto scrive in una nota Generazione D, che prende posizione «come associazione di genitori di ragazzi con incongruenza di genere, e più semplicemente come cittadini italiani».
«Delibere analoghe, peraltro, erano state precedentemente adottate dalla Scozia e dalla Irlanda del Nord – aggiunge l’associazione, impegnata a diffondere una corretta informazione sul tema delle transizioni di genere, troppo spesso affrontata in modo ideologico –. Tali scelte di gestione amministrativa accolgono le preoccupazioni, ormai diffuse nella comunità scientifica, sulla pericolosa incidenza dei farmaci bloccanti in tutti i processi di crescita, incluso quello cognitivo e di costruzione della propria identità, e sulla reale utilità al raggiungimento del benessere auspicato nei molti casi in cui la sofferenza dei ragazzi sia associata a problematiche ulteriori».
La nota di Generazione D aggiunge che «la “expertise”, che nell’attuale contesto si sovrappone quasi completamente all’approccio affermativo, è da tempo chiamata a mettersi in discussione, come avviene in tutte le aree di ricerca e trattamento. Gli “esperti”, d’altra parte, non possono essere riconosciuti quali portatori di certezze scientifiche e verità assolute, come non dovrebbe avvenire in campo scientifico, e le loro opinioni devono essere prese in considerazione con prudenza e senso critico, soprattutto da parte di formatori e educatori». Indubbiamente, riconosce con il consueto garbo l’associazione, la materia è «complessa», e «appoggiarsi a protocolli di scarsa legittimazione rappresenta un rischio concreto, come riconosciuto nei vari Paesi ma, non ancora, in Italia».
Generazione D ha l’obiettivo di «informare in merito alle problematiche della disforia/incongruenza di genere in bambini, adolescenti e giovani adulti». L’associazione è nata «dall’incontro di alcuni genitori accomunati dall’esperienza di avere figli che, spesso da un giorno all’altro e senza alcuna manifestazione nell’infanzia, si sono identificati come transgender».