
Da molti mesi l’Europa è al centro della riflessione non solo da parte di molti intellettuali e giornalisti ma anche di tutti i partiti politici che esprimono in proposito gli orientamenti più diversi. Si parla di pace, di guerra con le armi e con ritorsioni commerciali, di investimenti enormi per riarmare o difendere il vecchio Continente, del tramonto del sogno europeo così come l’avevano pensato i tre grandi artefici dell’unità, De Gasperi, Schumann e Adenauer; si parla di una Europa sull’orlo della tragedia, o di una Europa ormai destinata a essere irrilevante nel grande scenario mondiale che sta rimettendo in discussione tutti gli equilibri che hanno governato il mondo negli ultimi settant’anni. Ma non si parla della vocazione dell’Europa, nata e cresciuta sulle sue radici cristiane, innegabili, ma contestate anche da lobby anticristiane che hanno impedito che fossero inserite nella Costituzione europea.
Ebbene, di questo si parla nel discorso che Carlo Casini tenne in occasione della manifestazione a Firenze sull’Europa: era il 17 maggio 1986 e Firenze era stata proclamata Capitale europea della cultura. A rileggere quelle sue parole ci si accorge che sono più attuali che mai e vanno prese seriamente in considerazione. Carlo parte dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948 delle Nazioni Unite. In quel testo si afferma che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo».
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Il dettaglio di una bandiera dell'Unione Europea che sventola davanti alla Commissione di Bruxelles - Reuters
Da qui l’appello all’Europa che uscì da quell’incontro fiorentino: “Prima di tutto la vita”. Quella vita che è da sempre nella cultura europea, a partire dalle opere di misericordia che sono state praticate nei secoli lasciando segni grandiosi, così come i tanti missionari che hanno solcato l’Europa per predicare la sacralità della vita, segnando la storia, la cultura, il tessuto sociale. Carlo Casini sa benissimo che «il tema della vita umana è diventato pericoloso» ma fa appello alla generosità e al coraggio, alla fantasia e all’intelligenza dei popoli europei, perché intorno «alla vita incipiente, sofferente e morente» vengano messi in essere nuovi «patti di pace».
L’appello di Casini è diretto «all’unico organo sovranazionale che sia espressione diretta dei popoli: il Parlamento Europeo» e parla di «un patto di pace» che vale per tutti se davvero credono e sostengono la dignità dell’uomo, «principale varco tra credenti e non credenti». Quell’appello di quasi quarant’anni fa per l’Europa suona oggi attualissimo come richiamo alla millenaria vocazione del nostro Continente.
Pochi giorni fa abbiamo ricordato i vent’anni del dies natalis di san Giovanni Paolo ll, “il Grande”, come è stato definito, e appena una settimana prima il trentennale della Evangeliun vitae, grande enciclica sociale del XX secolo. Tutto si tiene, tutto è legato dal filo rosso che ha trasformato le vite di papa Wojtyla, Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich – entrambe presenti all’incontro di Firenze – come quella di Carlo Casini: la passione per la Vita. Questa Europa così confusa, così priva di ancoraggi sicuri, così esposta alla “cultura dello scarto” e della negazione della vita come valore sacro e inviolabile (c’è chi è tentato di inserire nella Costituzione europea l’aborto come “diritto”), così individualista e pervasa da quella che Giovanni Paolo II definì «apostasia silenziosa» può fare ancora in tempo a raccogliere l’appello di Firenze, necessario come mai. Si tratta di fare un “Patto per la pace”, ed è possibile farlo in nome delle future generazioni e della sopravvivenza della stessa Europa come entità politica e sociale sovranazionale : credere nella vita, nella tutela degli ultimi, dei deboli, dei fragili, di coloro che non contano perché non hanno voce.
È un appello accorato agli uomini e alle donne di buona volontà e potrebbe essere la strada per arrivare un giorno non lontano a riconoscere le radici cristiane dell’Europa, il grande sogno mai realizzato di papa Woytila, che ci disse un giorno: «Non possiamo cedere». Il “popolo della vita”, forte della sua protezione e delle parole profetiche di Carlo Casini, non smetterà di credere che l’unità degli uomini è possibile, che è possibile superare le lacerazioni e le lacrime del tempo presente solo a patto di un impegno ineludibile: difendere la vita umana a partire dagli ultimi, dagli scartati, dagli indifesi. Dal bimbo appena concepito alla persona sofferente e morente.
Ancora oggi come allora diciamo all’Europa:” Prima di tutto la Vita”.
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