Il primo ministro canadese Justin Trudeau - Foto Patrick Doyle
Il Ministero della Salute del Canada ha reso noti i dati 2023 sull’applicazione della legge sulla “Medical assistance in dying” (Morte medicalmente assistita), approvata nel 2016. In soli 8 anni i casi sono già 15.300, pari al 4,7% del totale dei decessi nel Paese, con una crescita del 16% rispetto all’anno precedente. Con una morte ogni 20, il dato proiettato sulla situazione italiana (con 660mila decessi totali) darebbe oggi 33mila suicidi assistiti in un anno. Un dato spaventoso che deve far riflettere chi pensa che eutanasia e suicidio assistito sarebbero una soluzione applicata in pochi casi estremi. La realtà canadese mostra che la “Maid” è utilizzata soprattutto da malati di cancro, con un’età media di 77 anni, il 96% dei quali con diagnosi di terminalità. La previsione di morte entro pochi mesi è al centro nella legge, ma va notato che questo criterio, che dovrebbe servire a limitare l’accesso alla morte volontaria solo a chi vuole abbreviare la malattia e la sofferenza, nei progetti di legge in discussione in Italia non è previsto. Le due sentenze della Corte costituzionale che si sono pronunciate sulla materia (la 242 del 2019 e la 135 del 2024) non prevedono infatti la condizione di malattia terminale tra i criteri per accedere. Il perimetro fissato dalla Consulta è tracciato da questi quattro paletti: soffrire di una patologia irreversibile, sperimentare dolori fisici o psicologici ritenuti insopportabili, essere capace di intendere e volere al momento della richiesta e dipendere da trattamenti di sostegno vitale, criterio che peraltro i giudici costituzionali hanno esteso in modo indefinito. Il Parlamento canadese ora sta valutando se estendere la Maid a pazienti con disturbi psichici.