«Le valutazioni cliniche siano multidisciplinari e la prescrizione della triptorelina avvenga esclusivamente a seguito della constatata inefficacia di un percorso psicoterapeutico/psicologico, ed eventualmente psichiatrico». È la raccomandazione del Comitato nazionale per la Bioetica nell’atteso parere «sull’uso della triptorelina per disforia di genere nei minori», approvato nella plenaria del 22 novembre e reso noto il 16 dicembre. «Considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina – aggiunge la nota riassuntiva del parere –, il Cnb auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute».
Sull’uso dei farmaci bloccanti della pubertà somministrati ai minori nei casi di incertezza rispetto al sesso biologico si è espresso nei giorni scorsi ilMinistero della Salute inglese che dopo un lungo processo di studio e di verifica sul campo – quindi a uno stadio successivo rispetto a quello in cui è l’iter nel nostro Paese – ha decretato il bando definitivo del loro uso fino a una revisione delle evidenze scientifiche della sperimentazione, in programma non prima di due anni. Il governo di Londra aveva già deciso la chiusura del centro clinico londinese Tavistock nel quale si usavano i farmaci bloccanti della pubertà.
L’orientamento del Comitato per la Bioetica italiano è altrettanto prudente anche se non arriva ancora alle conseguenze tirate a Londra: «A seguito di audizioni di esperti e della valutazione della letteratura disponibile – chiarisce il Comitato – il Cnb ha evidenziato, in generale, l’insufficienza dei dati scientifici sull’uso dei bloccanti della pubertà e la necessità di irrobustirli. Di conseguenza, il Cnb sottolinea la necessità che il Ministero della Salute si faccia carico di finanziare studi clinici indipendenti, finalizzati a ottenere dati dirimenti sull’efficacia e sui rischi della somministrazione del farmaco, di qualità superiore rispetto a quelli già realizzati, i quali non appaiono adeguati all’obiettivo».
La terapia farmacologica con bloccanti della pubertà adottata in alcune strutture come l’Ospedale Careggi di Firenze – al centro anche di una ispezione ministeriale – non è dunque fondata su evidenze scientifiche sufficienti. L’indicazione di conseguenza è anzitutto di metodo per le ricerche da condurre: «Dal punto di vista etico, riguardo al disegno della sperimentazione, il Cnb ricorda che il modello di riferimento per gli studi clinici di autorizzazione dei farmaci è uno studio clinico controllato e randomizzato in doppio cieco». La sperimentazione – perché solo di questo secondo il Comitato ha senso parlare – dev’essere la strada maestra di qui in avanti: «Anche laddove avvenissero somministrazioni al di fuori delle sperimentazioni – precisa infatti la nota –, cioè nel caso di diniego del consenso o a seguito di specifiche valutazioni cliniche del medico che andranno sempre documentate, il Cnb raccomanda di seguire gli stessi criteri indicati per la sperimentazione, e che comunque tutti i dati siano sempre trasmessi a un apposito Registro dedicato. Questo anche alla luce del fatto che, al momento, i dati sull’uso della triptorelina riferiti dalle Regioni (cioè al suo uso nel periodo 2019-2023) risultano carenti e frammentari».
Nel dettaglio, sul parere si sono espressi a favore 29 componenti del Comitato – che è organismo di consulenza del governo –, con 2 astenuti e un solo voto contrario. Due le dichiarazioni di voto aggiuntive che hanno raccolto la maggior parte delle adesioni. Secondo quella più rappresentativa (15 voti) occorre «limitato il ricorso alla triptorelina» e promuovere «studi risolutivi sul rapporto rischi-benefici, alla luce della tendenziale irreversibilità dei percorsi e della problematica del consenso informato». I membri del Cnb che hanno aderito a questa dichiarazione «ritengono eticamente non accettabile consentire di intraprendere transizioni di genere a minori».
Un secondo testo integrativo, con 7 aderenti (più 4 componenti del Cnb senza diritto di voto) afferma l’adesione al parere in quanto «pienamente coerente con i princìpi e i requisiti etici già enunciati nel parere del 2018 “In merito alla richiesta di Aifa sulla eticità dell’uso del farmaco Triptorelina per il trattamento di adolescenti con disforia di genere”, ritenendo che tale documento abbia reso possibile trasformare un sistema sostanzialmente deregolato in un rigoroso protocollo di doverosa garanzia per i giovani pazienti».