giovedì 12 dicembre 2024
L’intervento realizzato a Padova, primo in Italia, è un successo tecnico e presenta vantaggi clinici. L’espianto avviene secondo le regole consolidate. Passiamo in rassegna le singole domande
L'équipe di Padova durante il trapianto

L'équipe di Padova durante il trapianto - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Questa è la notizia battuta dall’Ansa la sera dell’11 dicembre e ripresa con evidenza un po’ da tutti i medi a italiani: «Trapiantato un cuore sempre battente, dal prelievo all'impianto. L'intervento è stato eseguito nell’Azienda ospedaliera di Padova su un uomo di 65 anni dall’equipe del cardiochirurgo Gino Gerosa. “È il primo al mondo a cuore totalmente battente”, ha detto Gerosa. E spiega: “Mentre in un consueto trapianto di cuore, l’organo viene prelevato e impiantato da fermo, in questo caso ha sempre battuto e quindi tutto il trapianto è stato eseguito a cuore battente dal momento del prelievo a quello dell’impianto”».

Si tratta di una buona notizia. Ma quando si parla di cuore le antenne di ciascuno si fanno più attente. Il cuore non è un organo qualsiasi, è anche un simbolo antico e profondo dell’uomo e della sua vita. Perciò si vuole sapere di più. È doveroso pertanto dare più informazioni che permettano la corretta comprensione del fatto e pure una valutazione etica, perché il vero progresso tecnologico deve essere a servizio della persona umana.

Il trapianto a cuore battente è una vera novità. Si tratta di una tecnica chirurgica avanzata utilizzata nel trapianto di organi in cui l’organo del donatore viene prelevato e mantenuto attivo, ossia pulsante, fino al momento dell’impianto nel ricevente. Questa procedura differisce dal metodo tradizionale in cui il cuore viene “messo a riposo” tramite raffreddamento e preservato in una soluzione specifica prima del trapianto. Con la nuova tecnica l’organo viene mantenuto perfuso con sangue ossigenato tramite dispositivi speciali durante il trasporto, che imitano le condizioni fisiologiche normali (perfusione ex vivo). Ciò consente al cuore di continuare a battere e di ricevere ossigeno e nutrienti.

È sorprendente che il cuore possa battere fuori dal corpo umano, ma è così. Forse si dovrebbe usare una diversa espressione per non suscitare allarmismi. Per esempio si potrebbe dire: il cuore resta attivo e non va “in letargo” come nelle tecniche ordinarie sin qui usate. Dire “battente” però fa capire che il cuore resta vivo e senza alterazioni. I vantaggi di questa nuova tecnica sono la migliore conservazione dell’organo rispetto al metodo tradizionale, la riduzione del danno ischemico (che si verifica quando l’organo è privo di ossigeno), la maggiore possibilità di successo del trapianto, in particolare per donatori e riceventi a lunga distanza.

La breve spiegazione delle modalità di trattamento dell’organo ci permette di fornire una valutazione etica positiva. Non cambia nulla circa la donazione degli organi e il loro prelievo. Il donatore è un paziente morto, che ha donato i suoi organi. La morte di questo paziente è stata accertata con i criteri previsti dalla legge. La differenza sta solo nel modo in cui il cuore prelevato viene trattato per una sua migliore conservazione. Sempre da un punto di vista etico si ha una migliore possibilità di raggiungere pazienti lontani dato che il maggior tempo richiesto non danneggia l’organo e, in secondo luogo, permette di avere un maggiore successo quando si impiantano organi in pazienti con condizioni delicate in cui ogni dettaglio fa la differenza per il successo dell’intervento.
* Sacerdote e bioeticista

Iscriviti alla newsletter settimanale gratuita di "è vita". Clicca qui!

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: