Manifestazione contro l'utero in affitto - IMAGOECONOMICA
Il 19 giugno alla Camera va in aula la proposta di legge, sostenuta dal centro-destra, che vuole fare dell’utero in affitto un reato universale, cioè punibile anche quando i cittadini italiani lo commettono all’estero. Molte le obiezioni a questa proposta. Ad alcune di queste proviamo a rispondere, con l’aiuto del giurista Marcello Palmieri, della saggista Marina Terragni e di Francesca Marinaro, membro della Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata (Ciams).
OBIEZIONE 1. Rendere la Gestazione per altri (Gpa) “reato universale” è irrealistico. Queste decisioni possono essere prese solo da un organismo sovranazionale.
Risponde Marcello Palmieri. Il Codice penale italiano già ora prevede che possa essere punito un cittadino che commette all’estero alcune categorie di reato, tra cui figura la surrogazione di maternità. Il meccanismo è però abbastanza complesso: serve la richiesta del Ministro della Giustizia, oppure la querela o l’istanza della persona offesa. Non si tratterebbe dunque di chiamare in causa tutta la comunità internazionale, ma di semplificare una procedura già esistente.
OBIEZIONE 2. Se una coppia italiana ha un figlio con la surrogata in un Paese in cui è possibile farlo perché deve essere punito in Italia? In fondo, là non ha violato alcuna legge. Risponde Marcello Palmieri. Il diritto penale è più che mai espressione del sentire di una nazione. E la nazione è formata da persone che si riconoscono in un medesimo vissuto storico e culturale. Non importa dunque se, da un punto di vista materiale, la surrogazione di maternità è avvenuta all’estero: la condotta in sé risulta incompatibile con i valori di cui l’Italia è portatrice.
OBIEZIONE 3. Questa legge, se approvata, penalizzerebbe i bambini. I genitori potranno andare in carcere.
Risponde Marcello Palmieri. La legge non penalizzerebbe ma tutelerebbe i bambini. Lo hanno affermato in anni diversi sia la Corte Costituzionale che la Corte di Cassazione, sancendo che la surrogazione di maternità, oltre a offendere la dignità della donna, mina nel profondo le relazioni umane. Dunque anche il rapporto genitori- figli. In ogni caso, i “genitori d’intenzione” finora incensurati, se condannati per questo reato, potrebbero beneficiare della sospensione condizionale della pena.
OBIEZIONE 4. La legge attacca le “famiglie arcobaleno” e i loro figli.
Risponde Marina Terragni. La legge vale per tutti. Vero che le coppie omosessuali sono più immediatamente intercettabili delle coppie eterosessuali, che pure costituiscono la maggioranza dei committenti. In ogni caso il divieto di ricorrere alla Gestazione per altri all’estero ridurrebbe considerevolmente la platea dei committenti, quanto meno per il fatto che oltre alle spese già importanti per la “procedura” si rischierebbe di dover sostenere una sanzione tra i 600 mila e il milione di euro.
OBIEZIONE 5. La maternità surrogata consente a coppie sterili di avere un figlio. Non è giusto impedirglielo.
Risponde Marina Terragni. Non si può rivendicare il diritto di costruire la propria felicità sull’infelicità altrui: della gestante, che affronta un’esperienza fisicamente e psicologicamente rischiosa (è costretta a “cedere” ai committenti non soltanto la disponibilità del proprio corpo ma anche buona parte dei propri diritti) e che comunque si è risolta ad affrontare questa difficile esperienza per difficoltà economiche. E qui stiamo parlando dei contratti californiani e canadesi che pure offrono qualche minima “garanzia”, non del low cost selvaggio di alcuni Paesi dell’Est Europa, per non dire delle baby farm della Nigeria dove le gestanti sono letteralmente detenute. Allo stesso modo – se non di più – la propria felicità non si può costruire a spese di un bambino che è stato brutalmente separato dalla propria madre e che nella stragrande maggioranza dei casi non potrà mai ricostruire le proprie origini. Ogni paragone con l’adozione non sta in piedi: l’adozione sana una ferita, la Gpa la produce, e in cambio di soldi.
OBIEZIONE 6. In alcuni Paesi le donne considerano la Gpa un lavoro come un altro. Non bisognerebbe impedire una libera scelta.
Risponde Marina Terragni. Fatta salva la libertà di ciascuna di disporre del proprio corpo, e perfino di esercitare un bio-lavoro, libertà che tuttavia è limitata dal principio dell’indisponibilità (non si può per esempio vendere un rene ma solo donarlo, così come non si può fare commercio del proprio sangue), nella Gpa questa “libertà” si esercita ai danni di un terzo, il bambino, del quale si determini unilateralmente il destino. Nessuno può disporre della vita di nessun altro, vendendolo o “donandolo”.
OBIEZIONE 7. Ci sono donne che “prestano” il proprio utero a fini solidaristici. Almeno questa pratica andrebbe ammessa.
Risponde Francesca Marinaro. Il netto “no” a ogni forma di maternità surrogata – commerciale o altruista – pone al centro la difesa della libertà femminile e del primato della donna nella procreazione, come garanzia della sua libertà e della sua libera scelta di diventare madre, se lo vuole; contro ogni forma di sfruttamento del suo corpo e contro l’errata presupposizione di poter trattare i neonati come fossero degli oggetti. Nell’idea della maternità surrogata cosiddetta altruista ciò di cui si fa dono è un bambino, un essere umano che da soggetto di diritto e titolare di diritti diventa mero oggetto per soddisfare i desideri degli adulti. Il dono porta con sé la negazione del diritto al bambino a conoscere le proprie origini con tutte le conseguenze che tutto ciò comporta dal punto di vista sanitario e psicologico.
OBIEZIONE 8. Se anziché proibire, si legalizzasse la Gpa, si potrebbe evitare lo sfruttamento delle donne.
Risponde Francesca Marinaro. Se la pratica della maternità surrogata lede l’integrità e la dignità della donna e del minore, come da più parti espresso, non può esserci legalizzazione di nessun tipo. L’unica via, come già sperimentato con l’infibulazione, è l’abolizione universale. Sulla dignità della donna e del bambino urge creare un “cordone sanitario”: perché il mondo è davvero cambiato e il nuovo che avanza non sempre è amico delle donne e dei bambini.