Gli inquinanti ambientali contribuiscono all'insorgenza delle leucemie - IMAGOECONOMICA
Gli scienziati studiano da tempo il nesso tra inquinamento e neoplasie. Le evidenze scientifiche, spesso sottovalutate, indicano infatti che nelle città, sempre più inquinate a causa dei gas e del particolato, aumenta il rischio di leucemie e altre malattie ematologiche.
I rischi per la popolazione sono del resto sotto gli occhi di tutti: secondo il Word cancer report research del 2020, il cancro è la prima o seconda causa di morte al mondo in 134 Paesi (su 183), mentre l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) stima un aumento entro il 2040 da 18 a 30 milioni di casi.
Ecco perché gli esperti che hanno partecipato a Roma al convegno nazionale dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail) “Curare è prendersi cura – Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita” sollecitano con forza interventi di prevenzione e di maggiore tutela del patrimonio ambientale.
cGli studi ci suggeriscono che l’esposizione prolungata a inquinanti atmosferici è associata a un aumento del rischio di leucemia, in particolare la leucemia mieloide acuta», spiega il presidente dell’Ail, Giuseppe Toro. Non a caso, come rimarcano gli esperti, «molti Paesi europei hanno tassi di inquinamento atmosferico elevati, che causano altrettanto elevati tassi di morbilità e mortalità da inquinamento, imputabile alla scarsa qualità dell’aria».
E in Italia la situazione non va affatto meglio. «La Pianura padana – prosegue Toro – ha un alto tasso di inquinamento a causa delle produzioni industriali e zootecniche. Al Sud si registra un parco auto più datato, e pertanto, più inquinante». Gli effetti sulla salute si pagano caro. È stato riscontrato che il benzene è causa di leucemie, in particolare, la leucemia mieloide acuta. Dopo una lunga esposizione, per esempio lavorativa, si incorre nel rischio di leucemia mieloide cronica. Questo inquinante agisce in modo importante anche sui bambini, che si ammalano di leucemia linfoblastica acuta, persino in fase di gestazione».
Senza contare poi le aree di inquinamento ambientale già note. «Non dimentichiamo le numerose patologie insorte, dalle leucemie alle malformazioni genetiche, che stiamo osservando in aree monitorate, oggetto di bonifica, nella Terra dei fuochi, a Taranto, ad Agrigento», continua Toro.
Ma i pericoli spesso si nascondono persino negli oggetti di uso comune, o semplicemente negli alimenti che consumiamo. «Si va dalle tinture dei capelli – elenca il presidente dell’Ail – al salmone trattato per farlo diventare rosso. Ci sono poi microplastiche, disperse in mare, quindi presenti nei pesci e quindi nelle nostre tavole. Non dimentichiamo che più del 50% di quanto arriva nelle nostre tavole è contaminato».
L’Italia è, infatti, uno dei maggiori consumatori di pesticidi d’Europa, sesta a livello mondiale. «Rispetto al passato, i pesticidi di nuova generazione sono molto più potenti. Quando entrano in contatto indiretto, attraverso cibo e acqua, causano effetti sia acuti, ossia intossicazioni, sia cronici, a carico del sistema cardiovascolare, nervoso, respiratorio, endocrino, riproduttivo e dell’apparato digerente. Sono inoltre, responsabili del rischio tumorale e in particolare di leucemie e linfomi».
La richiesta degli esperti di Ail è dunque netta: «Chiediamo che venga rafforzato il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione – ribadisce Toro –. Un diritto che troppe volte è leso. E questo non lo possiamo più accettare. Dobbiamo poi incentivare studi epidemiologici, investire sulla prevenzione, a cominciare dalle scuole, e sostenere con urgenza azioni pubbliche e istituzionali che possano modificare i fattori ambientali e urbani riducendone il rischio sanitario».