lunedì 14 aprile 2025
Condanna dal Ministero degli esteri russo al riconoscimento intitolato al martire, tra i “padri” di Avvenire, consegnato nel Campo di Fossoli all’inviata del Tg1 Stefania Battistini ricercata da Mosca
La consegna del premio Focherini nel Campo di Fossoli: da sinistra, il sindaco di Carpi Riccardo Righi, la presidente della Fondazione Fossoli Manuela Ghizzoni, Maria Focherini, Francesca Battistini e Francesco Manicardi, nipote di Focherini e storico della sua figura

La consegna del premio Focherini nel Campo di Fossoli: da sinistra, il sindaco di Carpi Riccardo Righi, la presidente della Fondazione Fossoli Manuela Ghizzoni, Maria Focherini, Francesca Battistini e Francesco Manicardi, nipote di Focherini e storico della sua figura - Foto "Notizie", settimanale della diocesi di Carpi

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Ottant’anni dopo il martirio in un lager nazista, il nome di Odoardo Focherini torna a disturbare i regimi che usano la violenza bellica e la repressione per imporre la propria visione del mondo. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito «una presa in giro delle vittime del fascismo» l’assegnazione venerdì 11 aprile nel Campo di prigionia nazifascista di Fossoli, a un passo da Carpi, a Stefania Battistini del premio per la libertà di stampa intitolato al beato che fu direttore amministrativo dell’Avvenire d’Italia, il quotidiano dal quale insieme all’Italia nel 1968 nacque Avvenire.

Il riconoscimento, alla prima edizione, ha il patrocinio tra gli altri proprio di Avvenire, insieme alla Federazione italiana settimanali diocesani, all’Ucsi, ad AssoStampa Modena e alla diocesi di Carpi con il suo settimanale “Notizie” (alla consegna era presente anche l'arcivescovo Erio Castellucci, vicepresidente Cei), oltre al Comune di Carpi, Provincia di Modena, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna e l’Osservatorio sulla Libertà di Stampa. Il premio nasce dall’iniziativa della Fondazione Fossoli, che promuove la valorizzazione e la conoscenza del Campo di concentramento dove fu incarcerato Focherini prima di essere avviato in altri lager nel viaggio verso nord e verso la morte.

Fossoli e Focherini sono nomi che testimoniano il sacrificio per la libertà di coscienza e di espressione oppresse dall’autoritarismo. Nessuno si sarebbe però atteso la reazione risentita del Cremlino, che si è irritato nel vedere associato a questo universo di valori il nome di Stefania Battistini, inviata del Tg1 in Ucraina e prima giornalista a seguire le truppe di Kiev quando invasero la regione russa di Kursk documentando l’avanzata oltre confine. Una scelta per raccontare dal vero la realtà, come andava facendo dall’inizio della guerra, che le è costata un mandato di cattura da parte delle autorità russe, minaccia che la costringe ora a vivere sotto scorta: una cautela purtroppo inevitabile quando si legge che Maria Zakharova, all’indomani della consegna del premio Focherini, di lei dice al mondo che nel suo racconto della guerra «non c’è nemmeno un accenno alla denuncia della natura neonazista del regime di Kiev» ma solo «materiali esclusivamente propagandistici».

Video: le motivazioni del premio a Stefania Battistini pronunciate nel Campo di Fossoli dal presidente di AssoStampa Modena Pier Paolo Pedriali

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Immediata la reazione dei promotori e patrocinatori del premio, che in una nota ricordano come «il Campo di Fossoli, a Carpi, è luogo di storia e memoria» e che «tra gli ammonimenti che le sue pietre evocano c’è quello dei rischi che corre la libertà di parola sotto un regime autoritario». La negazione sotto il regime nazifascista del diritto alla stampa indipendente fu a tal punto spietata che «numerosi furono i giornalisti e gli intellettuali che pagarono in prima persona la volontà di non piegarsi ai diktat dei regimi autoritari: come il carpigiano Odoardo Focherini», beatificato da papa Francesco nel 2013 per il suo martirio in odio alla fede.

«Non è dunque un caso – prosegue la nota, che viene pubblicata integralmente da Avvenire nell’edizione di martedì 15 aprile – che Fondazione Fossoli, Associazione Stampa Modenese e Diocesi di Carpi abbiano deciso di intitolare un premio per la libertà di stampa alla memoria proprio di Focherini, così come di assegnarlo, nella sua prima edizione, a Stefania Battistini, un’operatrice dell’informazione che incarna al meglio proprio quei valori di indipendenza, rigore professionale e libertà che marcano nettamente la differenza tra un sistema democratico – nel quale i cittadini possono informarsi attraverso fonti diversificate che contribuiscono, attraverso un dibattito aperto, alla formazione di un’opinione pubblica consapevole e matura - e un regime autoritario, come quelli che hanno eretto luoghi quali il Campo di Fossoli». Qui come in altri luoghi di prigionia nel mondo ancora oggi «i giornalisti critici sono, nel migliore dei casi sottoposti a forti pressioni, e nel peggiore perseguitati, incarcerati, e persino posti a rischio di incolumità fisica».

Video: il discorso di Stefania Battistini alla consegna del premio Focherini nel Campo di Fossoli

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Ricevendo il premio intitolato a Odoardo Focherini – “giusto tra le nazioni” –, presente l’ultima figlia del beato, Maria, Battistini aveva detto che tutto ciò che aveva condotto alla costruzione di un luogo di violenza e di morte come Fossoli «può riaccadere di nuovo, e io l’ho visto con i miei occhi: ci sono istinti genocidiari in quello che la Russia sta facendo all’Ucraina», come purtroppo conferma la strage di Sumy la Domenica delle Palme, proprio nelle stesse ore in cui da Mosca arrivava l’incredibile condanna del premio Focherini. Una protesta che permette di far risaltare i principi fondanti del premio, il valore della scelta di Stefania Battistini come prima vincitrice e l’eredità del beato Odoardo Focherini: «Ribadiamo con fermezza – concludono i firmatari della nota – il nostro sostegno alla giornalista, così come l’impegno a custodire i valori di libertà e democrazia che si esprimono e sostanziano anche attraverso una stampa indipendente dal potere, che sia libera di muovere critiche, realizzare inchieste e testimoniare aspetti che il potere stesso preferirebbe rimanessero celati. Il Campo di Fossoli è lì a testimoniare in che abisso può sprofondare una società che, invece di apprezzarli, perseguiti e arresti gli operatori dell’informazione».

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