
Carlo Casini con la moglie Maria
Spesso i rapporti interpersonali sono dominati dal contrasto e dal conflitto: le diverse opinioni, punti di vista, ideologie, appartenenze possono trasformarsi in fonti di prevaricazione e di scontro a ogni livello. Talvolta, poi, subentra anche l’invidia che corrompe, travisa. La tendenza è ad affermare sé stessi, emergere, imporsi, aspirando a essere “qualcuno” che “conta”, che ha un qualche “potere” rispetto agli altri. Questa tendenza può essere coperta dalle “buone maniere” che salvaguardano le apparenze, oppure si manifesta apertamente con quella aperta arroganza che sfocia nella maleducazione e nella violenza verbale. Miserie e debolezze legate alla fragilità dell’uomo che riguardano tutti, ma che ogni giorno dobbiamo combattere.
Prendo spunto da questa considerazione per ricordare Carlo Casini. Lui era lontanissimo da questa modalità prevaricatrice. Seguiva altre logiche e altre dinamiche. Con l’umiltà che caratterizza le persone davvero intelligenti e dall’animo bello, sapeva veramente incontrare l’altro, ascoltare, dialogare. Pensando a Carlo, mi viene in mente questa esortazione di San Paolo (Romani 12,10): «Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda». Carlo valorizzava tutti e si rallegrava per quanto di buono realizzavano gli altri.
Sono stata accanto a lui molti anni come segretaria generale del Movimento per la Vita italiano e posso testimoniare che ho visto in lui operare la carità evangelica che «non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (I Corinzi 13, 1-13). Carlo viveva la verità nella carità e la carità nella verità. Ha combattuto per costruire la civiltà della verità e dell’amore con fermezza, benevolenza e tenacia operosa, facendo valere le ragioni della scienza, della ragione.
Certo, era profondamente credente, ma agiva laicamente, gettando ponti, tenendo aperto il dialogo e sempre in uscita con la fiducia che il Vangelo della vita è iscritto nel cuore di ogni uomo. Tanto per fare un esempio, ricordo un suo incontro con Pannella. Nel dibattito Pannella provocava, alzava i toni, ironizzava; Carlo manteneva fermezza nei contenuti, argomentava pacatamente in modo lucido e sereno, senza lasciarsi trasportare sul piano dello scontro personale. Spenti i microfoni e le telecamere, vidi Carlo e Pannella salutarsi con un abbraccio.
Potrei ricordare ancora tantissimi episodi in cui ho visto Carlo aprire varchi per un autentico dialogo; Carlo vedeva nell’altro che a lui si opponeva non il nemico da soverchiare, ma il fratello da amare e al quale offrire elementi su cui riflettere e ragionare. Carlo aveva una grande capacità di trasformare le avversità, le opposizioni, gli attacchi, le umiliazioni in occasioni per chiarire e approfondire le questioni, in opportunità per superare le difficoltà con un supplemento di benevolenza.
Sempre di buonumore, Carlo era un gioioso operatore di pace. Il suo “segreto” era una intima adesione al Vangelo, l’incontro con il Signore nell’Eucarestia e l’amore al prossimo. Centrato saldamente in Dio Padre che ama e sostiene, ha offerto la propria vita per gli altri a imitazione di Gesù; ha lasciato che la grazia del Battesimo fruttificasse in un cammino di santità.
Impariamo da Carlo a saper essere uomini e donne di vero dialogo, portatori di verità nella carità e a testimoniare, come lui, che le beatitudini vissute edificano il Regno di Dio già qui, sulla terra.