sabato 22 marzo 2025
Testimonianze sul pensiero, l’impegno e la fede del grande difensore del concepito: la Giornata di spiritualità che gli è stata dedicata all’Università Cattolica cinque anni dalla morte
Carlo Casini con l'amatissima moglie Maria in una foto dall'album di famiglia

Carlo Casini con l'amatissima moglie Maria in una foto dall'album di famiglia

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“Attese le numerosissime richieste pervenute da parte di persone di ogni ceto che hanno conosciuto in vita Carlo Casini, trascorsi ormai i 5 anni dalla morte, in osservanza alle Norme della Sanctorum Mater del Dicastero delle Cause dei Santi, essendo viva tuttora la fama di santità di Carlo Casini, l'Associazione Amici di Carlo Casini desidera promuovere e dar inizio alla causa di Beatificazione e Canonizzazione e sottoporla al giudizio saggio e prudente della Chiesa, perché sia tutto per puro zelo della gloria di Dio”. L’annuncio che conclude la Giornata di spiritualità dedicata al grande “avvocato” della vita umana nascente, alla vigilia del quinto anniversario della sua morte, viene salutato da una vera standing ovation del centinaio di partecipanti all’evento organizzato dall’associazione presieduta da Francesco, uno dei figli di Carlo, presente la moglie Maria e gli altri figli (Marina, Marco, Donatella e Benedetta).

E’ solo l’ultimo momento di una giornata eccezionalmente ricca di testimonianze e riflessioni, e percorsa da un clima di emozione culminato con l’annuncio finale. Atteso, certo: l’Associazione si è costituita il 9 luglio 2024 - inizialmente presieduta da Angelo Passaleva, l'amico medico fiorentino accanto a Casini sin dagli anni giovanili - proprio per dare una forma e un ordine al flusso crescente di petizioni che da tutto il mondo stanno giungendo per chiedere che la Chiesa valuti la santità di vita di Carlo Casini. La presenza di monsignor Giuseppe D'Alonzo, presidente del Tribunale ecclesiastico del Vicariato di Roma a seguire con attenzione i lavori dalla platea, è stata in questo senso come una conferma della piena ecclesialità di quanto va emergendo e prendendo corpo. E le sessioni della Giornata, dalla spiritualità alla malattia, dai giovani alla cultura, sino allo stesso profilo di santità laicale incarnato da Casini, hanno consolidato l’idea che l’uomo che si spense a 85 anni il 23 marzo 2020 a Roma per gli esiti della Sla che l’aveva colpito era un santo “da altare”, per la sintesi di fede esemplare, intelletto credente, quotidianità credibilmente cristiana, in una vita che ha visto nella sua figura sommarsi il marito al padre, il magistrato al politico, l’intellettuale al protagonista dell’associazionismo cattolico in una fase critica della storia italiana per l'evoluzione delle leggi, della mentalità, del costume e la diffusione di ideologie non certo fautrici della vita nascente. La sua amicizia con figure di santità come Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, Jerome Lejeune, Chiara Lubich, don Oreste Benzi, ripercorse lungo la Giornata romana, certificano un impegno di vita e di fede che ha portato Carlo Casini a incontrare lungo i cammini che andava aprendo semplicissime mamme in cerca di qualcuno che si prendesse cura di loro e personaggi che hanno fatto la storia della Chiesa, della medicina e del mondo.

Tra i protagonisti della Giornata il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Sacro Collegio e testimone dell’amicizia tra Casini e Giovanni Paolo II lungo tutto il pontificato del Papa della Evangelium vitae firmata da papa Wojtyla trent’anni fa, il 25 marzo 1995. “Giovanni Paolo II lo stimava molto per il coraggio e la dedizione con cui difendeva i valori cristiani senza temere la cultura dominante – ricorda il cardinale bresciano, che ha anche celebrato la Messa per i convegnisti nella chiesa centrale dell’Università –, ne ammirava la solida formazione religiosa e la spiccata rettitudine morale. Fu subito colpito dalla lucidità del suo pensiero e dalla forza delle argomentazioni che mostravano il diritto alla vita come valore fondante. Apprezzò in particolare l’impegno senza risparmio perché il diritto alla vita fosse riconosciuto nella legislazione, le coraggiose prese di posizione su qualsiasi attentato alla vita umana, l’instancabile vigore nel promuovere iniziative pur tra i molti impegni pubblici, la competenza giuridica e culturale e la solida formazione etica, la capacità di appassionare gli altri, la grande umanità, lo stile vigoroso ma sempre con grande rispetto verso chi non la pensava come lui. Casini da parte sua faceva eco agli insegnamenti del Papa, tanto da assumere la Evangelium vitae come riferimento del suo impegno, considerando Wojtyla come gigante della vita e paladino dei diritti dell’uomo”.

Alla figlia Marina, presidente del Movimento per la Vita italiano e vera anima della Giornata, sono giunti i messaggi degli ultimi quattro presidenti della Cei. Secondo il cardinale Matteo Zuppi “Carlo Casini ha seminato speranza mettendosi al servizio dei più fragili e scartati, di coloro che erano in pericolo, degli esclusi anche mentalmente dalla società. Facendosi voce di coloro che non sono ancora nati si è fatto voce di tutti i fragili, quelli che sono lasciati ultimi. E’ stato uomo del dialogo che non ha mai temuto e anzi ha saputo penetrare nel pensiero dominante evitando reazioni di chiusura negli interlocutori. Ha voluto e ha accompagnato la nascita di un popolo, lo ha animato guardando tutta la realtà con gli occhi dei più piccoli per capire che cosa sono e devono essere la famiglia, lo Stato, l’Europa la Comunità internazionale, la solidarietà, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, il diritto, la laicità, la pace”.

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha voluto ricordare il suo “stimato amico, cristiano esemplare” come “una bussola, un faro a cui guardare in tempi così complessi e difficili che vedono la vita dell’uomo calpestata in molti modi”. Casini “ha vissuto nella piena condivisione con la moglie Maria, sua amatissima sposa, e con i figli la sua chiamata a servire la vita dei più poveri dei poveri in totale donazione, senza pensare a sé stesso, con generosità e umiltà, senza risparmio e senza mai perdersi d’animo, mettendo in campo i suoi numerosi talenti a tutti i livelli della società ed esercitando fino all’eroismo le virtù cardinali e teologali”. Dal canto suo il cardinale Angelo Bagnasco scrive che “la figura serena e chiara, umile e ardita di Carlo Casini non è un ricordo ma una presenza che riflette la vicinanza di Cristo”. “In un momento storico in cui molto si parla di dignità umana – aggiunge Bagnasco – cresce il bisogno di vita affinché, in nome della vita, non la si trascuri o la si sopprima”. “Prego per voi – conclude – e confido nel vostro ricordo in Cristo, del quale Carlo fu discepolo convinto e limpido testimone”.

Anche dal cardinale Camillo Ruini è arrivato un messaggio colmo di ammirazione: “Ho conosciuto Carlo Casini quando era nel pieno delle sue attività di uomo politico e di difensore e promotore instancabile del diritto alla vita, oltre che della dignità inviolabile di ogni persona umana. Ero totalmente d’accordo con le sue idee e le sue azioni. Così maturò tra noi un’amicizia profonda. Eppure devo dire che mi sfuggirono le dimensioni più intime ed efficaci del suo impegno. Non mi resi conto che Carlo Casini era anzitutto un uomo di fede e di preghiera, che l’unione e la conformazione a Gesù Cristo erano il fondamento e la sorgente di tutto il suo operare”. Oggi “ho scoperto un autentico uomo di Dio, un contemplativo nell’azione, che si colloca a buon diritto tra i figli più significativi della Chiesa del Concilio. Camminiamo dunque con lui, pieni di gioia malgrado tutte le attuali difficoltà e sorretti dalla speranza che non delude”.

Al cuore di tutta la giornata, che a molti è parsa alla fine come un vero momento di esercizi spirituali a una scuola pienamente laicale, la spiritualità di Carlo Casini è stata esaminata da padre Maurizio Faggioni, bioeticista e teologo morale, che l’ha definita come “adulta, robusta, eppure ricca di delicate sfumature”, determinata dalla certezza che “senza la preghiera non si fa nulla”. Carlo ha “portato nel mondo il respiro del Cielo”, una “ulteriorità dello sguardo”, però “mai in contrapposizione”: il suo è stato sempre più un “testimoniare” che un “battagliare”. I suoi pensieri, lasciati in innumerevoli scritti (e ora in decine di libri, usciti in vita e dopo la morte) “nascono da un cuore profondamente cristiano” e arricchiscono una umanità caratterizzata da “semplicità, buonumore, passioni, rispetto, gioia. Faceva solo cose belle, ed era un leader nato”. Da “spirito contemplativo, penetrante, andava all’intimità delle cose”. La sua figura indica “una Chiesa audace, che sa stare nel mondo, mai contro, e che sa far rispettare la verità”.

La sofferenza attraversata nella malattia, che l’ha progressivamente spogliato di ognuna delle sue apprezzate capacità di comunicazione e di relazione lasciando scorgere solo il legno della croce sulla quale era salito, ha mostrato con evidenza come avesse “incarnato con ogni fibra del suo essere la speranza che nasce dalla fede”, come ha detto don Nunzio Currao, assistente spirituale del personale del Policlinico Gemelli, che a Carlo Casini portò per i lunghi mesi della malattia la Comunione al letto nel quale era costretto in casa, poco distante dall’ospedale. “Sono stato sempre intimamente convinto di trovarmi davanti a un santo”, ha aggiunto il sacerdote: “Mi chiedeva: parlami della misericordia di Dio. Era il segno della continua ricerca del senso di quella sua esperienza di prova, sempre sereno, mai rassegnato”.

Il medico che lo assisté in quella sua infermità sempre più gravosa, Giada Sciascia Cannizzaro, ha testimoniato con grande partecipazione personale che “essergli stata accanto è stata per me un’esperienza di grazia: mi ha fatto capire come professionista della medicina formata all’Università Cattolica e alla scuola bioetica del cardinale Sgreccia cosa vuol dire mettere la pienezza dei propri talenti al servizio degli altri”. Un’impressione personale confermata dalla testimonianza di don Stefano Stimamiglio, direttore di “Famiglia Cristiana” e biografo di Casini (suo un libro-intervista con Marina Casini: “Carlo Casini: storia privata di un testimone del nostro tempo”): “Quando andavo nella casa dove si trovava durante la sua malattia era forte l’impressione di accedere a un sacrario. Ha saputo creare attorno a sé una comunità nel nome di Colui il quale lo ha ispirato e si è reso presente attraverso di lui”.

Tutto lo speciale legame che Carlo Casini ha saputo creare con i giovani è emerso nelle voci appassionate di tre di loro: Davide Rapinesi, responsabile del Movimento per la Vita giovani, Camilla Galuppi, volontaria al Cav di Anzio e parte dell’équipe nazionale giovani, e Arturo Buongiovanni, che a Casini deve la motivazione per impegnarsi in politica che l’ha portato alla candidatura a sindaco di Cassino con lo “stile” dialogico di Carlo Casini.

Nelle testimonianze di due coppie di giovani genitori che hanno perso troppo perso un loro figlio (Fabiana Coriani e Matto Manicardi dopo 9 mesi con il loro “super Michy”, Veronica Fornino e Alessandro Nuti dopo una sola ora, “la più felice della nostra vita”, senza mai dubitare di mettere al mondo quei figli destinati a fine prematura) è stato il momento più commovente della giornata, con lacrime vere ascoltando la storia di Carlo Mocellin e di sua moglie Maria Cristina Cella, piegata da un tumore che non curò con le terapie necessarie privilegiando l’integrità del loro terzo figlio, nato sanissimo, ma al quale lei sopravvisse per troppo poco tempo. Per tutti, lungo strade differenti, decisivo l’incontro con Carlo Casini, sua figlia Marina e un altro grande personaggio profondamente legato a Casini come Pino Noia, pioniere al Gemelli della medicina perinatale e dell’accompagnamento delle coppie con una diagnosi infausta sul figlio in gravidanza attraverso la Fondazione il Cuore in una Goccia (ispirato a una celebre espressione di Madre Teresa: “Metti la tua goccia, e arriverà l’oceano di Dio”).

Un personaggio di una statura intellettuale e spirituale come Carlo Casini non può evidentemente restare confinato nella cerchia di quanti già lo conoscono, pur numerosi. Nasce dall’idea di condividere il suo formidabile pensiero giuridico, politico, bioetico e antropologico l’idea di costituire una “Cattedra internazionale Carlo Casini”, a somiglianza di quella già operativa ispirata a Jerome Lejeune: per ora solo un progetto, che però già sta camminando con iniziative accademiche allo studio in realtà dell’America Latina come l’Università Anahuac di Città del Messico, una prospettiva globale aperta dagli interventi di Rafael Santamaria D’Angelo, Ana Maria Olguin, padre Fabò Martin e José Alberto Castilla Barajas.

La sua sconfinata ammirazione per l’universo femminile custode della vita e depositario della relazione alle fondamenta stesse della nostra umanità è tornata nelle tre voci di donne dalla personalità politica, intellettuale e sociale spiccatissima, ciascuna con un legame di impegno con Carlo Casini, che hanno suggellato una giornata che resta come un riferimento, pochi giorni dopo il grande pellegrinaggio giubilare del Movimento per la Vita a Roma con 4mila pellegrini a varcare la Porta Santa di San Pietro l’8 marzo. Paola Binetti, Luisa Santolini e Paola Mancini (che è stata a lungo segretaria generale del Movimento per la Vita) hanno portato il riflesso nitido della santità di Casini, già trasparente in vita ma che nei cinque anni trascorsi dalla morte si è stagliata nel ricordo e nella testimonianza di tanti che ora guardano a lui come a un padre, un custode e una sorgente limpida di ispirazione.


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