venerdì 28 agosto 2015
​Minuscoli sensori sono stati installati sulla schiena degli impollinatori per monitorare lunghezza dei voli, presenza di inquinamento e abitudini alimentari
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Gli insetti impollinatori, primi tra tutti le api, sono fondamentali per la nostra sopravvivenza: se scompaiono, scompare anche un terzo del cibo che portiamo i tavola e la maggior parte delle piante esistenti. Con il loro lavoro, le api – insieme a farfalle, falene e coleotteri – rendono un servizio unico all’agricoltura e all’economia europea, un contributo che si aggira intorno ai 22 miliardi di euro: favoriscono la riproduzione dell’84% delle specie coltivate e dell’80 per cento dei fiori selvatici. È comprensibile che si moltiplichino le iniziative per rallentare la moria che da alcuni anni ne sta riducendo la popolazione.
 

L’ultima è opera di un nutrito gruppo internazionale di scienziati, apicoltori, agricoltori e ingegneri: forti di una tecnologia messa a punto in Australia, gli esperti sono riusciti ad attaccare minuscoli sensori sul dorso di diecimila api, una specie di zainetto tecnologico – poco più di cinque milligrammi di peso – che registrerà tempi e distanze di volo, l’eventuale esposizione ai pesticidi, l’inquinamento atmosferico delle zone attraversate dagli insetti e persino dati sulla loro dieta. I microchip inviano poi le informazioni a ricevitori grandi la metà di una carta di credito collocati negli alveari, permettendo di studiare ogni variazione di comportamento che – essendo le api creature molto abitudinarie – può indicare fattori di stress o cambiamenti nell’habitat.

Se le api scomparissero dalla Terra, anche il destino dell’uomo sarebbe segnato. Prendersi cura delle api non solo è doveroso ma parecchio astuto.

 
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