Lo Spirito Santo è il primo dono di Gesù risorto e viene dato per perdonare i peccati: il perdono è il dono più grande, che ci tiene uniti nonostante tutto, nonostante le diversità. Così, in sintesi, Papa Francesco nell’omelia pronunciata in Piazza San Pietro, dove ha presieduto la Messa nella Solennità della Pentecoste. Oltre 60 mila le persone presenti al rito, allietato dai canti del Coro e dell'Orchestra dei ragazzi di Carpi.
Piazza San Pietro colma di fedeli, in particolare ci sono i gruppi del Rinnovamento carismatico cattolico, che festeggiano i 50 anni della loro nascita, insieme ai rappresentanti di altre confessioni cristiane che hanno partecipato ieri alla Veglia di Pentecoste al Circo Massimo. Papa Francesco, nell'omelia, ricorda che lo Spirito Santo fa proprio questo: "crea la diversità e l’unità", "plasma un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa universale. Dapprima, con fantasia e imprevedibilità, crea la diversità; in ogni epoca fa infatti fiorire carismi nuovi e vari. Poi lo stesso Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia".
L’unità vera, "quella secondo Dio" - afferma il Papa - "non è uniformità, ma unità nella differenza". L'invito è a evitare "due tentazioni ricorrenti. La prima è quella di cercare la diversità senza l’unità": “Succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti custodi della verità. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa ‘tifosi’ di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani ‘di destra o di sinistra’ prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa”.
La tentazione opposta "è quella di cercare l’unità senza la diversità": “In questo modo, però, l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà. Ma, dice San Paolo, «dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2 Cor 3,17)”.
Francesco invita a chiedere allo Spirito Santo "la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa; di farci carico dell’unità tra tutti, di azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano, perché essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione; è chiedere anche un cuore che senta la Chiesa nostra madre e nostra casa: la casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo".
Lo Spirito, dunque, fa dei discepoli un popolo nuovo e poi crea nei discepoli un cuore nuovo. Gesù Risorto, infatti, apparendo per la prima volta ai suoi, dice: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,22-23). "Gesù non condanna i suoi, che lo avevano abbandonato e rinnegato durante la Passione, ma dona loro lo Spirito del perdono":
“Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa”.
Lo Spirito del perdono - spiega il Papa - "ci spinge a rifiutare altre vie: quelle sbrigative di chi giudica, quelle senza uscita di chi chiude ogni porta, quelle a senso unico di chi critica gli altri. Lo Spirito ci esorta invece a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come «unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato» (Isacco della Stella, Discorso 31). Chiediamo la grazia di rendere sempre più bello il volto della nostra Madre Chiesa rinnovandoci con il perdono e correggendo noi stessi: solo allora potremo correggere gli altri nella carità".
Il Papa infine eleva questa preghiera: “Spirito di Dio, Signore che sei nel mio cuore e nel cuore della Chiesa, tu che porti avanti la Chiesa, plasmandola nella diversità, vieni. Per vivere abbiamo bisogno di Te come dell’acqua: scendi ancora su di noi e insegnaci l’unità, rinnova i nostri cuori e insegnaci ad amare come Tu ci ami, a perdonare come Tu ci perdoni. Amen”.
Al termine della Messa il Papa ha ringraziato il coro e l’orchestra dei ragazzi di Carpi, che hanno eseguito alcuni canti insieme alla Cappella Sistina.