mercoledì 2 aprile 2025
Gesù incontra Zaccheo: è il tema della catechesi preparata per il 2 aprile. «Un episodio che ha un posto speciale nel mio cammino spirituale», spiega Francesco
La chiamata di Zaccheo da parte di Gesù: il particolare di un affresco della Basilica di Sant'Angelo in Formis, a Capua

La chiamata di Zaccheo da parte di Gesù: il particolare di un affresco della Basilica di Sant'Angelo in Formis, a Capua - foto Siciliani

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«Il Signore Risorto continua a scendere negli inferi di oggi, nei luoghi di guerra, nel dolore degli innocenti, nel cuore delle madri che vedono morire i loro figli, nella fame dei poveri». Lo fa ora: come fece scendendo a Gerico, «città situata sotto il livello del mare, considerata un’immagine degli inferi, dove Gesù vuole andare a cercare coloro che si sentono perduti». Persone come Zaccheo: dal quale possiamo imparare «a non perdere la speranza, anche quando ci sentiamo messi da parte o incapaci di cambiare». Dunque: «Coltiviamo il nostro desiderio di vedere Gesù, e soprattutto lasciamoci trovare dalla misericordia di Dio che sempre viene a cercarci, in qualunque situazione ci siamo persi».

È l’invito che papa Francesco ha formulato nel testo della catechesi preparata per l’udienza generale che si sarebbe dovuta svolgere oggi – mercoledì 2 aprile 2025 – e che è stata annullata, data la convalescenza del Pontefice a Casa Santa Marta dopo il ricovero di oltre un mese al Policlinico Gemelli di Roma. La catechesi – intitolata «Zaccheo. “Oggi devo fermarmi a casa tua!” (Lc 19,5)», e il cui testo è stato pubblicato dalla Sala Stampa vaticana – è la terza della serie dedicata agli incontri di Gesù con alcuni personaggi del Vangelo, e si colloca nell’ambito del ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza”.

«Questa volta vorrei soffermarmi sulla figura di Zaccheo: un episodio che mi sta particolarmente a cuore, perché ha un posto speciale nel mio cammino spirituale», esordisce Francesco. «Il Vangelo di Luca ci presenta Zaccheo come uno che sembra irrimediabilmente perso. Forse anche noi a volte ci sentiamo così: senza speranza. Zaccheo invece scoprirà che il Signore lo stava già cercando». E la stessa cosa possiamo sperimentare anche noi oggi, quando ci sentiamo perduti e sprofondati dentro i nostri “inferi”. E nulla è escluso, le ferite personali come le ingiustizie della società come le incandescenze della storia, dall’abbraccio della divina misericordia: perché «in realtà il Signore Risorto continua a scendere negli inferi di oggi, nei luoghi di guerra, nel dolore degli innocenti, nel cuore delle madri che vedono morire i loro figli, nella fame dei poveri».

Ebbene. Zaccheo, il capo dei pubblicani, il collaboratore degli invasori romani, uomo ricco che ha costruito la sua fortuna «sulle spalle degli altri, abusando della sua posizione», si sente escluso e disprezzato da tutti. Si è perso. Si è messo in situazioni dalle quali non riesce ad uscire. Ma quando viene a sapere che Gesù sta attraversando Gerico, sente il desiderio di vederlo. Ci sono però due ostacoli, annota il Papa: la folla lungo la via e la sua bassa statura. «Ma quando hai un desiderio forte, non ti perdi d’animo. Una soluzione la trovi. Occorre però avere coraggio e non vergognarsi, ci vuole un po’ della semplicità dei bambini e non preoccuparsi troppo della propria immagine. Zaccheo, proprio come un bambino, sale su un albero. Doveva essere un buon punto di osservazione, soprattutto per guardare senza essere visto, nascondendosi dietro le fronde. Ma con il Signore accade sempre l’inaspettato – annota Francesco –: Gesù, quando arriva lì vicino, alza lo sguardo. Zaccheo si sente scoperto e probabilmente si aspetta un rimprovero pubblico. La gente magari l’avrà sperato, ma resterà delusa: Gesù chiede a Zaccheo di scendere subito, quasi meravigliandosi di vederlo sull’albero, e gli dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua!» (Lc 19,5)».

«Dio non può passare senza cercare chi è perduto – sottolinea il Papa –. Luca mette in evidenza la gioia del cuore di Zaccheo. È la gioia di chi si sente guardato, riconosciuto e soprattutto perdonato. Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo di rimprovero, ma di misericordia. È quella misericordia che a volte facciamo fatica ad accettare, soprattutto quando Dio perdona coloro che secondo noi non lo meritano. Mormoriamo perché vorremmo mettere dei limiti all’amore di Dio».

«Nella scena a casa, Zaccheo, dopo aver ascoltato le parole di perdono di Gesù, si alza in piedi, come se risorgesse dalla sua condizione di morte. E si alza per prendere un impegno: restituire il quadruplo di ciò che ha rubato. Non si tratta di un prezzo da pagare, perché il perdono di Dio è gratuito – ricorda il testo della catechesi – ma si tratta del desiderio di imitare Colui dal quale si è sentito amato». Ebbene: il capo dei pubblicani «non è solo l’uomo del desiderio, è anche uno che sa compiere passi concreti. Il suo proposito non è generico o astratto, ma parte proprio dalla sua storia: ha guardato la sua vita e ha individuato il punto da cui iniziare il suo cambiamento». Ecco, dunque, l’invito del Papa a imparare da Zaccheo: perché anche noi coltiviamo in ogni circostanza «il desiderio di vedere Gesù» e ci lasciamo sempre trovare dalla misericordia di Dio, «che sempre viene a cercarci, in qualunque situazione ci siamo persi».


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