Il resto è noto, purtroppo: Jacinta Saldanha, la donna di origine indiana che aveva incautamente risposto alle domande della finta regina, si è tolta la vita per ragioni non difficili da intuire. La vergogna di aver violato il codice d’onore della privacy, si è detto, ma forse anche il timore di perdere il posto. Di questi tempi, con tutto quello che succede. Di questi tempi, appunto. Che sono poi i tempi di Mel e Michael, due bei ragazzi degli antipodi, vagamente ipervitaminici, che come tanti loro coetanei dell’Occidente industrializzato sono cresciuti nella convinzione che, in fondo, non c’è nulla di serio, su tutto si può scherzare, l’ironia è l’unica virtù pubblicamente riconosciuta e per il resto non c’è da fare troppi drammi.
I due australiani, del resto, non hanno davvero inventato nulla: anche dalle nostre parti il millantato credito mediatico è pratica tristemente diffusa, che accomuna imitatori istrionici (per gli amanti del genere, il presidente Pertini contraffatto da Paolo Guzzanti costituisce ancora una pietra miliare) e non esclude i sedicenti giornalisti che, non contenti di trascrivere interviste mai realizzate, si sostituiscono direttamente agli autori per prendersi gioco di colleghi più onesti e coscienziosi di loro.
Niente di nuovo, si sarebbe tentati di dire, se solo questa volta una donna non fosse morta, schiacciata da una serie di sentimenti che l’emotivamente corretto degli anni Duemila non riesce più a mettere in conto: la vergogna, l’onta, l’umiliazione. È qui che la storia del 'Grasso' diventa lo specchio della nostra cattiva coscienza. Di che cosa parla questo piccolo capolavoro di perfidia e di introspezione? Di una combriccola di intellettuali (a capitanarli è addirittura Filippo Brunelleschi) che, per divertirsi alle spalle di un amico, gli fanno credere che lui, il malcapitato, non è più lui, ma un altro. Non un artigiano conosciuto e apprezzato, ma un poco raccomandabile perdigiorno. Non l’uomo che è, ma quello che nel segreto teme di poter essere.
La beffa coglie nel segno e, anche dopo che il trucco è stato rivelato, la vittima non sopporta più di vivere a Firenze e si trasferisce lontano, il più lontano possibile, nel tentativo di ritrovare il se stesso che aveva smarrito. Ecco che cosa accade, quando si gioca con l’identità: si crede di mettere in ridicolo gli altri e invece si rinuncia alla propria dignità di persone. I notiziari ora riferiscono del pentimento di Mel e Michael, delle lacrime di lei, della disperata difesa di lui. Troppo tardi, d’accordo. Ma forse anche questo può essere un inizio.