La sostenibilità è nodo serio e bipartisan
mercoledì 6 novembre 2019

L’acceso dibattito sulla "plastic tax" dimostra che la questione della sostenibilità ambientale è maledettamente seria, ha molteplici dimensioni e ci fa riflettere e discutere molto. C’è innanzitutto la questione del clima con l’innalzamento della temperatura media, del livello dei mari e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi; questione che modifica la percezione dei rischi perché mai avremmo pensato in passato che essere sotto un albero o avere una casa in pianura fosse un pericolo. C’è la questione dell’inquinamento, che genera decine di migliaia di morti all’anno solo nel nostro Paese e c’è la questione dello smaltimento dei rifiuti con il problema delle plastiche e di tante altre sostanze tossiche e no.

L’encliclica Laudato si’ ci ha fatto comprendere il concetto di «ecologia integrale», sottolineando come la dimensione della sostenibilità ambientale sia profondamente correlata con quella della sostenibilità sociale (e migratoria) e tutti i problemi siano riconducibili a un’antropologia distorta e bulimica, che genera un rapporto squilibrato dell’uomo contemporaneo con se stesso, i propri simili, la natura e la tecnologia. Le soluzioni sono sul tavolo, ma in democrazia sono difficili da realizzare perché passano per il consenso dell’opinione pubblica.

Ce lo ha raccontato con un divertente aneddoto un amministratore locale italiano che vantava con un collega cinese la sostituzione di qualche decina di autobus a benzina con autobus elettrici dopo essersi barcamenato con successo attraverso i bizantinismi delle nostre procedure di appalto. Il collega cinese gli ha risposto che lui lo scorso mese li aveva cambiati «tutti e duemila». In questo momento moltissimi provvedimenti in favore della sostenibilità ambientale sono economicamente fattibili, ma non lo sono politicamente. Ovvero è difficile farli accettare a un gran numero di cittadini, soprattutto se non si fa attenzione al problema dei costi del cambiamento che potrebbero pagare i ceti più deboli, il nostro sistema produttivo e ai riflessi di contestazioni ed ostilità sul consenso politico.

Per questo motivo è fondamentale muovere in due direzioni. Pirma di tutto un’estrema attenzione alla questione della gradualità e della progressività fiscale delle iniziative, facendo attenzione alle ricadute sugli ultimi e sui più fragili. E contemporaneamente, una campagna culturale seria e profonda per aiutare i cittadini a capire l’urgenza del momento e l’importanza della transizione. Per realizzare questo secondo obiettivo, è nato il Manifesto di Symbola per "Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica" che ha messo assieme come primi firmatari personalità di prestigio del nostro Paese in diversi campi (imprenditoriale, politico, civile, religioso).

Il Manifesto propone una visione che si ispira alla Laudato si’ e suggerisce intelligentemente come per le sue caratteristiche e il suo posizionamento competitivo, l’Italia sia "condannata" ad affrontare e a vincere la sfida della qualità e dell’«economia circolare» in fedeltà al genius loci dei suoi tanti territori. Si tratta di una sfida che ci vede già avanti perché, come ha ricordato di recente Confindustria, il nostro settore manifatturiero è all’avanguardia in Europa sia nell’uso di "materia seconda", e dunque di economia circolare, sia – grazie alle tante imprese leali e corrette – per la percentuale di riciclo e recupero sul totale dei rifiuti.

Altra iniziativa importante in questo campo è stata la lettera aperta di alcuni tra i maggiori climatologi italiani ai 'liberisti' per chiarire che il problema della sostenibilità ambientale è un problema bipartisan sul quale sarebbe sciocco dividersi in fazioni pro o contro Greta Thunberg, mentre è necessario lavorare tutti insieme con intelligenza e applicazione. La sopravvivenza del pianeta e il mantenimento di giuste condizioni di vita per l’umanità è un problema di tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica. È per questo motivo che destra e sinistra dovrebbero smetterla di litigare e ragionare insieme a una serie di iniziative condivise nella prospettiva dell’ «ecologia integrale».

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