Ma peserà, eccome se peserà, ogni singolo atto di responsabilità verso il Paese e verso noi cittadini che questi stessi partiti, e i loro leader, compiranno o rifiuteranno in un passaggio che si è fatto ancora più rischioso e confuso a seguito di una decisione di pre-disimpegno assunta, ieri, dal Pdl. Cioè dal partito della 'strana maggioranza' che, oggi, sul piano parlamentare vanta le dimensioni maggiori.
Una decisione dirompente e senza vero motivo, ma non inattesa perché è lo specchio purtroppo fedele delle convulsioni antigovernative che, tra i tuoni e i fulmini scagliati con ostentata veemenza laicista dai fedelissimi Bondi e Galan, hanno accompagnato il ritorno in scena di Silvio Berlusconi. Cioè della personalità politica che, giusto un anno fa, si era fatta da parte, prendendo responsabilmente atto del fallimento della propria azione di governo e calcolando ogni possibile pro e contro di un simile passo indietro.
Un passo indietro che era, e rimane, la scelta più generosa e assennata per l’onorevole Berlusconi e per l’Italia. La grande politica pretende grande serietà e a volte grandi sacrifici. Gli italiani ne hanno fatti a iosa in questo anno di severa e sobria 'cura Monti', sopportandone le conseguenze e vedendone i primi frutti.
La mossa destabilizzatrice decisa ieri dal partito di Angelino Alfano, che il Cavaliere è tornato a reclamare come suo, ha già cominciato a sacrificare i sacrifici di tutti. E per sovrappiù sacrifica la prospettiva – che la miopia di troppi rende già faticosa di suo – di una riaggregazione dell’area politica che si richiama al popolarismo europeo tesa a garantire l’altro ed essenziale perno a un sistema bipolare ora sbilenco.
C’è solo da sperare che si tratti di un falso allarme. Ma temiamo che l’allarme non sia affatto eccessivo.