Con 20 missili lanciati nel cuore della notte contro la capitale ucraina e le deliberate inondazioni sui villaggi del Sud, la missione del cardinale
Matteo Zuppi ha conosciuto quella che in serata una nota della Santa Sede ha definito «l’atroce sofferenza del popolo ucraino».
Non sarà «un cessate il fuoco a fermare la guerra e a darci la pace», ha osservato il presidente ucraino Zelensky ricevendo l’inviato di papa Francesco.
Un modo per rimarcare la diffidenza per Mosca, che non ha risparmiato gli attacchi su Kiev neanche durante la visita del porporato. Ma non era di un immediato piano di negoziati per la pace che il cardinale Matteo Zuppi voleva dialogare con il capo dello Stato ucraino. E sul tavolo sono state poste questioni specialmente umanitarie, con la necessità di intervenire in favore della popolazione e soprattutto tentare «tutto il possibile», per usare parole di Zuppi, in favore del ritorno a casa dei bambini deportati.
Nonostante la convocazione d’urgenza del comitato per la sicurezza, dopo l’attacco alla diga di Kherson per il quale si scambiano accuse Mosca e Kiev, il presidente Zelensky ha voluto confermare l’appuntamento con la delegazione vaticana. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il capo dell’Ufficio presidenziale Andrij Jermak e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas insieme a un officiale della Segreteria di Stato vaticana.
“Ho incontrato il cardinale Zuppi. Abbiamo discusso della situazione in Ucraina e della cooperazione umanitaria nel quadro della formula di pace ucraina”, ha poi scritto sul proprio canale Telegram (con circa un milione di contatti) il presidente ucraino che ha diffuso anche un video volutamente improntato a sottolineare la cordialità del confronto e la concretezza del “tavolo di lavoro” al quale Zelensky si è mostrato mentre prendeva nota delle considerazioni di Zuppi. «Solo sforzi congiunti, isolamento diplomatico e pressioni sulla Russia possono portare una giusta pace in terra ucraina», ha poi aggiunto il presidente che chiede alla Santa Sede «di contribuire ad attuare il piano di pace ucraino. L’Ucraina accoglie con favore la disponibilità di altri Stati e partner a trovare vie per la pace, ma poiché - si legge in una nota - la guerra è sul nostro territorio l’algoritmo per raggiungere la pace può essere solo ucraino».
Per l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, l’incontro tra l’inviato di papa Francesco e il capo di Stato ucraino segna un «nuovo importante punto nelle relazioni tra Ucraina e Vaticano», ha spiegato aggiungendo che «la formula di pace ucraina e il raggiungimento della giusta pace sono stati al centro della comunicazione». Ne è la conferma un altro degli incontri invocati dal cardinale Zuppi e che segnano la traiettoria della missione vaticana. Dopo Volodymyr Zelensky, l’inviato di papa Francesco ha avuto un confronto con la vicepremier Iryna Vereshchuk, responsabile del coordinamento delle attività umanitarie, con cui si è discusso «della situazione e delle iniziative possibile per i bambini deportati - spiegano dalla delegazione vaticana - e in generale di tutti i bambini ucraini».
Come aveva annunciato prima della partenza, il cardinale Zuppi non ha rilasciato dichiarazioni, ma dalla delegazione trapela soddisfazione per l’accoglienza ricevuta e per la possibilità di poter essere utili a costruire un percorso che possa portare speranza all’interno del conflitto. In una nota emessa in serata, la Santa Sede ha parlato di «breve, ma intensa visita a Kyiv», nel corso della quale l’inviato del Papa «ha avuto modo anche di soffermarsi in preghiera nell’antica chiesa di Santa Sofia». Al termine della sua missione, il cardinale Matteo Zuppi «ringrazia cordialmente le autorità civili per gli incontri svolti, in particolare per quello con il Presidente Volodymyr Zelenskyi» Ma si guarda subito ai passi da compiere. «I risultati di tali colloqui, come quelli con i Rappresentanti religiosi, nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso - spiega la nota -, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura».