Saranno i Movimenti per la vita i primi a dare concreta attuazione di una delle più significative (ma anche meno note) innovazioni del Trattato di Lisbona: la possibilità di iniziativa popolare per chiedere alla Commissione di agire. Agire, in questo caso, contro il finanziamento di ricerche basate sulla distruzione di embrioni umani, come quelle finanziate dalla stessa Ue sulle cellule staminali embrionali umane. È stato uno dei temi di cui si è parlato ieri a Bruxelles, al termine della Settimana della Vita al Parlamento Europeo, in cui si sono ritrovate le associazioni per la vita di quasi tutto il continente.L’articolo 11 del Trattato di Lisbona prevede che «cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri (all’atto pratico sette,
ndr), possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati». «Si è sempre lamentato un gap di democrazia – osserva l’eurodeputato Carlo Casini (Udc), da sempre molto impegnato sui temi di bioetica, e che ora sostiene l’iniziativa – questo è uno strumento per colmarlo».L’iniziativa è intitolata "Uno di noi" e la sua formulazione ha richiesto grande attenzione, visto che deve rispettare precisi criteri giuridici e formali. Tuttavia dalla loro i promotori hanno ora uno strumento prezioso: la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 18 ottobre 2011 sulla brevettabilità dell’embrione (ora vietata), in cui si sottolinea che «costituisce un "embrione umano" qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione». È proprio facendo riferimento a quella sentenza che nella descrizione degli obiettivi si legge che «la dignità umana e il diritto alla vita riguardano ogni essere umano fin dal concepimento. La coerenza deve guidare le azioni della Ue in tutti i settori di sua competenza dove la vita dell’embrione umano è in gioco introducendo limiti al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani nel campo della ricerca, dell’aiuto allo sviluppo, della sanità pubblica».Tra pochi giorni inizieranno le attività del comitato promotore, che vedrà tra i suoi membri rappresentanti di molte delle associazioni per la vita di vari stati membri: l’obiettivo è di averne di almeno sette diverse nazionalità. La Commissione avrà tempo due mesi per registrare e dunque autorizzare l’iniziativa, poi, verso fine maggio, si potrà partire con la raccolta delle firme, il requisito minimo di un milione in almeno sette stati membri deve esser raggiunto entro un anno, per l’Italia occorrerà un minimo di 54.750 firme. Ieri, lo dicevamo, è stato anche l’occasione per un intenso incontro tra i rappresentanti dei movimenti per la vita di 21 paesi. «È un risultato importante - ha commentato l’eurodeputato spagnolo Jaime Mayor Oreja (popolare) – che sia rappresentata quasi tutta l’Ue». Al centro, naturalmente, le battaglie contro l’aborto ed eutanasia e a sostegno della famiglia. Interessante la proposta del maltese Paul Vincenti che ha suggerito un simbolo unitario per tutti i movimenti per la vita «a significare l’unità nella molteplicità».