venerdì 7 marzo 2025
A distanza di un'ora martedì, sono andate in scena a Washington e a Pechino le "liturgie" politiche delle due più grandi potenze mondiali. Parole, stili e visioni sempre più divergenti
Le due sessioni a Pechino

Le due sessioni a Pechino - ANSA

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Da un lato lo stile istrionico e teatrale del presidente Usa, Donald Trump. Dall’altro quello composto, uniforme e quasi ieratico del premier cinese, Li Qiang. Da un lato, la retorica infuocata e partigiana del tycoon che ha arringato i suoi e strigliato gli avversati per un’ora e quaranta. Dall’altra i 50 minuti piani e levigati, dell’uomo ombra del presidente cinese Xi Jinping, che non a caso sedeva dietro di lui. Il caso ha voluto che, martedì, a distanza di appena un'ora, andassero in scena i discorsi di due dei leader delle nazioni più potenti del mondo. A Washington, Trump si è rivolto a entrambe le camere del Congresso degli Stati Uniti, più di 500 legislatori in rappresentanza di una nazione di 340 milioni di persone, mentre giurava di imporre tariffe sulle importazioni e sconfiggere l'inflazione per "rendere di nuovo grande l'America". A Pechino nella Grande Sala del Popolo, Li ha illustrato, davanti a circa 3mila in rappresentanza di una nazione di 1,4 miliardi di persone, i piani del gigante asiatico, omaggiando continuamente l’operato della leadership cinese ed esortando il Paese a "stringersi più strettamente" attorno alla leadership del presidente Xi Jinping.

Il presidente Usa Trump parla al Congresso

Il presidente Usa Trump parla al Congresso - FOTOGRAMMA

Non solo due stili e due liturgie politiche diverse, ma a settemila miglia di distanza, si sono fronteggiate due visioni profondamente diverse. Se l’America che Trump vuole che torni a essere grande si riveste di protezionismo, la Cina di Xi abbraccia la globalizzazione controllata: “Dovremmo rimanere fermi nel nostro impegno all'apertura", ha ribadito Li. Se l’America di Trump imbraccia la trivella, la Cina spinge sull’economia verde. Se l’America di Trump sembra volersi sganciare dalle regole globali, la Cina vuole, almeno a parole, accreditarsi come un fattore di stabilizzazione della scena globale. Nel 2020 il presidente Xi Jinping disse all’Assemblea generale dell’Onu che Pechino "vuole continuare a lavorare come costruttore di pace globale, un contributore allo sviluppo globale e un difensore dell'ordine internazionale".
Eppure, c’è un punto sottolinea la Ap, che le due visioni così antitetiche si toccano e si sovrappongono: “il desiderio di grandezza” a cui America e Cina ambiscono. Ai danni una dell’altra.


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