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Sfollati dal campo di Zamzam, dopo che è stato conquistato dai paramilitari delle Rsf, sostano all'aperto nei dintorni di Tawila nella martoriata regione del Darfur nel Sudan occidentale - Ansa
Secondo le agenzie umanitarie, è la più grave crisi umanitaria in corso. La guerra civile in Sudan, scoppiata il 15 aprile 2023, ha causato decine di migliaia di morti e oltre 13 milioni di sfollati. Praticamente tutti i 50 milioni di abitanti sono a rischio carestia. La situazione è particolarmente grave nella martoriata regione del Darfur, che non conosce pace da vent'anni.
In una conferenza internazionale che si è aperta oggi a Londra, e che riunisce i ministri degli Esteri di quattordici Paesi - tra cui Arabia Saudita e Stati Uniti, oltre a Regno Unito, Germania, Francia, Ue e Unione Africana - si cercherà di «concordare una via da seguire per porre fine alle sofferenze», ha detto il ministro degli Esteri britannico, David Lammy. Il governo sudanese, che non è stato invitato, accusa Londra di equipararlo alla milizia delle Forze di supporto rapido contro cui combatte. La guerra vede infatti contrapposti il generale Abdel Fattah al-Burhane, capo dell'esercito, e il suo ex vice, Mohamed Hamdane Daglo, che guida i paramilitari.
«Lo stupro usato come arma di guerra». «Abbiamo assistito a un aumento del 288% della richiesta di interventi salvavita da parte di chi ha subito stupri e violenze sessuali. Stiamo cominciando a vedere l'uso sistematico di stupro e violenza sessuale come arma di guerra» ha detto Anna Mutavati, direttrice regionale dell'agenzia Donne delle Nazioni Unite, parlando in videocollegamento da Port Sudan ai giornalisti riuniti nella sede Onu di Ginevra.
Senza scuola il 90% dei bambini. La metà degli oltre 30 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria sono bambini. Come lo è più della metà dei quasi 15 milioni di sfollati. Quasi uno su tre ha meno di cinque anni. Nelle aree dove si presentano opportunità di ritorno, denuncia l'Unicef, gli ordigni inesplosi e l'accesso limitato ai servizi essenziali mettono a rischio la vita dei più piccoli. I tassi di vaccinazione sono in calo e il 90% degli alunni non va più a scuola. «Con l'arrivo della stagione delle piogge - osserva la direttrice generale Catherine Russell - i bambini che stanno già soffrendo per la malnutrizione e le malattie saranno più difficili da raggiungere. E i bisogni continuano a superare i finanziamenti a disposizione».
Già all'inizio del 2023 la situazione del Sudan, Paese poverissimo e già travagliato dal conflitto ventennale interno nella regione occidentale del Darfur - dove nel febbraio del 2003 i ribelli avviarono gli scontri con il governo di Kharthum accusato di opprimere la popolazione locale non araba -, era disastrosa, con 7,8 milioni di bambini bisognosi di assistenza umanitaria. Ora quel dato risulta raddoppiato.
Malnutrito un abitante su due. Un report pubblicato da Oxfam, e realizzato assieme ad altre organizzazioni internazionali, rivela che un sudanese su due soffre di malnutrizione, mentre in una parte del Paese si stanno già affrontando gli effetti della carestia.
L'emergenza nei campi profughi in Ciad e Sud Sudan. Senza cibo e nel tentativo di mettersi in salvo dai combattimenti, sempre più persone sono spinte a fuggire oltreconfine in Ciad e in Sud Sudan, affollando ulteriormente i campi profughi di due Paesi tra i più poveri al mondo e alle prese con crisi interne.
«Abbiamo percorso 61 chilometri a piedi». «Quando è scoppiata la guerra, abbiamo dovuto affrontare grandi sofferenze per ottenere cibo e acqua potabile. La mia famiglia doveva comprarla dai carretti trainati dagli asini, ma era molto costosa e non sufficiente: consumavamo solo una tanica da 20 litri al giorno. Quando abbiamo finito i soldi, abbiamo smesso di lavarci e di lavare i vestiti». A parlare è Abu Hassan, abitante della località di Tawilla in Sudan, che all'inizio del conflitto è stato costretto a fuggire dal suo villaggio con la moglie e i 6 figli. «Abbiamo lasciato le nostre case, insieme ad altre famiglie, e abbiamo percorso 61 chilometri a piedi, senza acqua né cibo. Dopo due giorni di sofferenza sulla strada, siamo arrivati a al-Fasher (capitale del Darfur, ndr), dove abbiamo trovato molte persone sfollate nella scuola di Tombasi e abbiamo deciso di restare». Abu Hassan è una delle 125 milioni di persone che Coopi Cooperazione Internazionale ha supportato in venti anni di attività in Sudan.
Oltre 400 uccisi in Darfur negli ultimi giorni. Nei campi profughi attorno alla capitale del Darfur, al-Fasher, negli ultimi giorni si sono intensificati gli attacchi dei paramilitari. Sarebbero oltre 400 i morti in meno di una settimana, secondo "fonti affidabili" sul posto citate dall'Onu. Ai raid aerei si aggiungono gli assalti delle bande criminali. A Nyala, nel sud Darfur, la popolazione vive da due anni senza energia elettrica e sotto coprifuoco, scarseggiano i beni di prima necessità e il numero degli abitanti è quadruplicato con l'arrivo degli sfollati.
«Mai visto bimbi in condizioni così gravi». Dal Centro pediatrico di Nyala, nel Sud Darfus, l'infermiera e coordinatrice medica di Emergency Laura Ena testimonia: «Vediamo che pazienti che arrivano in condizioni sempre peggiori. La pessima alimentazione e la mancanza di acqua potabile causano un aumento costante dei casi di gastroenteriti e infezioni, ma anche malnutrizione severa e anemia. Non ho mai visto bambini in condizioni così gravi prima dell'inizio di questa guerra. Noi siamo aperti 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per far fronte alle necessità di tutti». Nella capitale Khartum Emergency, che non ha mai lasciato il Paese, è l'unica Ong internazionale presente e rimasta sempre operativa, con un centro di cardiochirurgia e un ambulatorio pediatrico. Ora che sono finiti i combattimenti, con la presa di Khartum da parte dei governativi, la situazione lì dovrebbe migliorare.