mercoledì 16 aprile 2025
Quarta Pasqua di guerra. Il nunzio apostolico a Kiev trascorrerà il Triduo a Zaporizhzhia, capoluogo nel sud che il Cremlino sogna di conquistare dopo aver occupato due terzi della regione
L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas durante la Via Crucis ecumenica per i prigionieri di guerra e per la pace celebrata a Kiev

L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas durante la Via Crucis ecumenica per i prigionieri di guerra e per la pace celebrata a Kiev - Ansa

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«Siamo felici che papa Francesco stia meglio proprio mentre la Pasqua si avvicina. Perché abbiamo bisogno di lui». Più volte il nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, si è sentito ripetere questa frase negli ultimi giorni. «Me l’hanno detta funzionari statali, vescovi e sacerdoti di altre confessioni, persone comuni – racconta fra le stanze della rappresentanza diplomatica vaticana nel cuore della capitale –. Non c’è nulla di strategico o politico nelle loro parole. Quando ribadiscono “Abbiamo bisogno di lui”, intendono evidenziare che il Papa è la voce dell’Ucraina e l’argine alla follia che da oltre tre anni il Paese vive. Quindi anche coloro che magari non si identificano a pieno con la Chiesa cattolica sanno bene quanto il Papa stia facendo e quali siano i suoi sforzi per far tacere le armi».

Quarta Pasqua di guerra per la nazione aggredita dalla Russia. L’arcivescovo trascorrerà il Triduo a Zaporizhzhia, il capoluogo nel sud del Paese che il Cremlino sogna di conquistare dopo aver occupato già due terzi della regione che dalla città prende il nome. «Sarà una solennità segnata da tanta sofferenza – spiega il nunzio –. Eppure il dolore, vissuto anche alla luce della fede, ha unito le comunità». Come testimonia la Via Crucis ecumenica “per i prigionieri e per il ritorno della pace in Ucraina” celebrata la scorsa settimana nella cattedrale di Santa Sofia, il santuario nazionale di Kiev. «Non c’è stato alcun contenuto contro la Russia. Tutto si è concentrato sulla preghiera: quella, per citare alcuni casi, proposta da un ex detenuto di guerra o da una donna che ha il marito al fronte. È stato una supplica per la pace. Accompagnata dalle lacrime che si sono unite al pianto di Cristo».

Eccellenza, come valuta le trattative in corso?

Considero molto importante che ci siano questi tentativi di pace. Infatti la pace si raggiunge soltanto con i necessari sforzi. Tuttavia ho l’impressione che sia un cammino molto difficile, quasi impossibile se ci affidiamo solo alla logica umana. C’è bisogno, da una parte, di domandare l’aiuto del Signore e, dall’altro, di non attendere che qualcun altro agisca: ciascuno deve fare la sua parte.

L’Ucraina assiste a un’escalation di raid russi mentre si discute di tregua. Preoccupato?

Dall’inizio del 2025, ad eccezione di uno o due giorni, abbiamo attacchi giornalieri di missili e droni sulle città. La Domenica delle Palme sono stati uccisi 35 civili a Sumy; dieci giorni prima, 20 a Kryvyi Rih. Fra loro c’erano anche bambini. Tutto ciò mi fa dire che la pace non si costruisce inasprendo la guerra: su questo insiste il Papa. Se si vuole essere credibili nel dialogo, occorre fare almeno un primo passo in avanti. E colpire gli obiettivi civili mi sembra davvero un controsenso.

Pasqua unita per l’Occidente e l’Oriente grazie alla concomitanza dei calendari. Ma la guerra in Ucraina ha diviso i cristiani, con il patriarcato di Mosca che sostiene l’aggressione.

È uno scandalo fin troppo eloquente se osiamo dirci cristiani. Crediamo nel Dio della vita. E la vita va donata, non annientata. Se si pongono al primo posto scopi politici o strategici, mettendoli al di sopra del dono più grande che Dio ci ha fatto, dobbiamo interrogarci. Mi torna in mente santo Stefano, il primo martire, che fino all’ultimo ha pregato per coloro che non conoscevano Dio e lo volevano uccidere. Ecco, conservo la speranza che anche l’aggressore si converta, che cambino il cuore e la mente di coloro che in Russia hanno ideato questa guerra. Ogni giorno prego per la loro conversione.

Lo scambio dei prigionieri e il rimpatrio dei ragazzi ucraini dalla Russia sono al centro della diplomazia umanitaria della Santa Sede. Il presidente Zelensky ha ringraziato più volte l’impegno vaticano.

Sono due canali molto faticosi. Non è sufficiente chiedere la liberazione dei prigionieri o il ritorno dei bambini perché ciò si realizzi. È un lavoro che richiede tempo, energie, saggezza, colloqui. Ho incontrato di recente un ex prigioniero e sua moglie. Nel settembre 2022, durante un’iniziativa di preghiera, avevo donato a lei e a tutte le spose con mariti catturati una piccola croce che il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski aveva portato in Ucraina. Un regalo del Papa che la signora, benché non cattolica, aveva appeso in casa e che, mi ha confidato, «è stata fonte di speranza proprio quando l’avevo persa». C’è anche una grazia invisibile intorno alla nostra azione umanitaria che coinvolge la segreteria di Stato e il cardinale Matteo Zuppi con la missione che il Papa gli ha affidato. Si tratta di azioni che danno coraggio alle famiglie piombate nella disperazione. Aggiungo che vanno incentivati gli incontri di sensibilizzazione, anche a livello internazionale. E devono essere coinvolti nuovi attori.

C'è un clima di fiducia verso la Santa Sede da parte delle autorità ucraine?

Sì. E si accompagna alla necessità di aiuto che diventa grido. Ci sono alcuni partner ai quali l’Ucraina si è appellata. Ma la Santa Sede ha sempre risposto a chiunque chiedesse.

Sono appena arrivate quattro ambulanze del Papa grazie al cardinale Krajewski. In Ucraina la situazione umanitaria è sempre più grave?

Ci sono intere città senza acqua ed elettricità. Poi penso ai bambini che sognano di tornare in classe. Sono in funzione cinque scuole sotterranee e altre 140 sono state progettate. Saranno tutte ad almeno sette metri di profondità per proteggersi dai missili. Bambini sottoterra per studiare: mi fa riflettere. Ed è un aiuto umanitario anche quello dei cappellani al fronte. Molti militari mi dicono: quando vedo un compagno in fin di vita, vorrei tanto essere io un sacerdote per dargli l’assoluzione dei peccati.

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