Ansa
Il divieto di indossare il velo islamico al lavoro "può essere giustificato dall'esigenza del datore di lavoro di presentarsi in modo neutrale nei confronti dei clienti o di prevenire conflitti sociali". Tuttavia "tale giustificazione deve rispondere a un'esigenza reale del datore di lavoro"." E, nel riconciliare i diritti e gli interessi in gioco, i tribunali nazionali possono tenere conto del contesto specifico dei loro stati membri e, in particolare, di garanzie nazionali più favorevoli della protezione della libertà religiosa".
È quanto ha deciso la Corte di giustizia dell'Unione europea, pronunciandosi sul ricorso di due cittadine musulmane in causa con i propri datori di lavoro per il loro abbigliamento. Le due ricorrenti, impiegate presso società di diritto tedesco, una come educatrice specializzata e l'altra come consulente di vendita e cassiera, indossavano un velo islamico sul luogo di lavoro.
Nel primo caso la ditta era la "Wabe eV", un'associazione caritatevole che gestisce asili nido e scuole materne ad Amburgo, e che ha una politica di neutralità filosofica e religiosa nei confronti dei genitori e dei bambini con la quale si scontrava la decisione della dipendente di indossare il velo. Quando quest'ultima si è rifiutata di toglierlo il datore di lavoro l'ha sospesa, provvisoriamente, per due volte, dalle sue funzioni rivolgendole anche un'ammonizione.
La "Mh Muller Handels GmbH", il datore di lavoro della seconda ricorrente, una ditta di profumi e cosmetici, di fronte al rifiuto della dipendente di scoprirsi il capo, l'ha prima assegnata a un altro posto, che le consentiva di indossare il velo, e poi, dopo averla mandata a casa, le ha ingiunto di presentarsi sul luogo di lavoro priva di segni vistosi e di grandi dimensioni che esprimessero qualsiasi convinzione religiosa, politica o filosofica.
Entrambe le donne non indossavano veli quando hanno cominciato a lavorare ma hanno deciso di farlo anni dopo essere rientrate da un periodo di maternità.
La questione dello hijab, il velo tradizionale indossato attorno alla testa e alle spalle, ha provocato controversie in Europa per anni. In una sentenza del 2017 il tribunale europeo di Lussemburgo aveva già deciso che i datori di lavoro possono proibire ai dipendenti di indossare hijab e altri evidenti simboli religiosi in alcune particolari condizioni, una sentenza che ha provocato forti reazioni da parte dei gruppi religiosi.