Vladimir Putin - Reuters
Un missile balistico ipersonico a medio raggio, per rilanciare l’esclation e prendere tempo nell’attesa dei piani di Trump per l’Ucraina. Il missile Oreshnik lanciato dalla Russia non conteneva testate atomiche, ma resta il dubbio che l’”Oreshnik”, che ha colpito Dnipro, possa avere “capacità nucleare”. In mattinata infatti si era sparsa la notizia che a colpire fosse stato un missile intercontinentale studiato per la guerra nucleare.
A Kiev ieri non si parlava d’altro. Secondo l’Aeronautica militare ucraina, l’attacco ha preso di mira la città di Dnipro utilizzando diversi tipi di missili. «Un missile balistico intercontinentale (Icbm) è stato lanciato dalla regione di Astrakhan della Federazione Russa, un missile aerobalistico Kh-47M2 “Kinzhal” da un caccia MiG-31K è stato lanciato dalla regione di Tambov e sette missili da crociera Kh-101 sono stati lanciati da bombardieri strategici Tu-95MS», si legge in una nota del governo. Tuttavia non è stato specificato che tipo di “Icbm” è stato lanciato. La regione di Astrakhan si trova nella Russia meridionale, a oltre 700 chilometri (435 miglia) a est di Dnipro. Una fonte dell’intelligence europea a Kiev invita a guardare alla cartina, prima ancora che alla fattura del missile. «La risposta è nelle distanze», dice.
Nel pomeriggio, dopo che Zelensky aveva annunciato l’apertura di una inchiesta, era Putin a sciogliere i dubbi: «La Russia ha lanciato un missile ipersonico balistico con testata non nucleare su una fabbrica aerospaziale ucraina». E sempre Putin lanciava un messaggio di chiara escalation: il conflitto in Ucraina, con gli attacchi missilistici occidentali in Russia, ha assunto un «carattere globale». E Mosca, ha aggiunto il leader del Cremlino, «ha il diritto» di colpire i Paesi le cui armi sono utilizzate dall’Ucraina in Russia. E sono gli Usa che «stanno spingendo il mondo intero verso un conflitto globale».
Il razzo Oreshnik, più che una minaccia nucleare, è una risposta russa agli “Atacms” americani e agli “Storm Shadow” britannici, che i due Paesi hanno concesso all’Ucraina per colpire in profondità la Russia. In realtà le due tipologie di ordigni non riescono a superare i 500 chilometri di raggio d’azione. Il Cremlino ha così mandato un messaggio in risposta a Usa e Regno Unito, tentando di dimostrare di avere in serbo armi di cui l’Ucraina non dispone e che non potrebbe ricevere.
Il timore non dichiarato è che le minacciose trovate di Putin offrano al presidente eletto Donald Trump l’occasione per rilanciare un piano per la frammentazione dell’Ucraina, aprendo a una lunga fase negoziale che abbassi di intensità gli scontri e getti le basi per la scomposizione del Paese.
Mosca utilizza regolarmente armi balistiche negli attacchi aerei contro l’Ucraina, ma gli enormi missili balistici intercontinentali sono progettati per colpire da grande distanza e possono essere equipaggiati con testate nucleari. Uno spetto comunque sempre presente.
Gli scacchisti incalliti sanno che ci sono mosse pensate per indurre in errore l’avversario. Perciò a Kiev con una mano sbattono i pugni sul tavolo al solo pensiero che Putin sia stato così sconsiderato, e con l’altra sfogliano le opzioni a disposizione. Una mossa, il lancio del missile ipersonico, che sembra un messaggio cifrato ai vertice digi stati maggiori. Specialmente dopo che la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakarova ha ricevuto una telefonata durante un briefing in diretta, in cui le è stato ordinato di non commentare le notizie di un attacco missilistico balistico in Ucraina.
Resta valido quanto ha scritto ieri mattina sul social network “X” il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Heorhii Tykhyi. L’attacco, ha denunciato, dimostra come «la Russia non voglia la pace». «Al contrario - è l’accusa - fa di tutto per allargare il conflitto».
Intanto, nell’”operazione di avvicinamento a Trump”, Zelensky ha dichiarato a proposito della Crimea: «Non possiamo perdere decine di migliaia di persone, la penisola potrebbe essere recuperata attraverso la diplomazia». Un chiaro messaggio in vista di un possibile negoziato.