Un momento del workshop sul Libano - Ewtn / Daniel Ibáñez
In un mondo sempre più frammentato da conflitti e instabilità, c’è ancora chi scommette su dialogo, cooperazione e coesistenza. E ieri, a Roma, si è acceso un faro sul Libano, fragile ma emblematico crocevia del Medio Oriente. Il workshop "Rebuilding Lebanon, preserving its diversity", organizzato dal Sovrano Ordine di Malta e dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede e l’Ordine di Malta, ha messo al centro dell’agenda internazionale una questione spesso dimenticata: la ricostruzione di un Paese che – nella sua pluralità culturale e religiosa – rappresenta un modello raro, e per questo ancora più prezioso, di convivenza intercomunitaria.
In una regione segnata da divisioni profonde, il Libano incarna la possibilità concreta di un’alternativa. E che tuttavia non va data per scontata: richiede impegno, attenzione, solidarietà. «In un territorio dove è molto difficile immaginare un futuro – ha detto il cardinale Claudio Gugerotti, Prefetto per il Dicastero delle Chiese orientali – il Libano è un simbolo che non si è ancora ripetuto, e per questo è importante avere un simbolo di qualcosa che può esistere. Se lo perdiamo, perdiamo la possibilità di intervenire ma soprattutto di ricostruire. L’esperienza intercomunitaria del Libano è ancora più importante in un mondo dove la competizione è diventata in pratica l’unica legge politica». Il porporato è intervenuto durante il panel dedicato al modello libanese di convivenza intercomunitaria, insieme a Tobias Tunkel, Direttore per il Medio Oriente e il Nordafrica del Ministero degli Affari Esteri tedesco, Ghady El Khoury, Chargé d’Affaires a.i. dell’Ambasciata del Libano presso l’Ordine di Malta, e Marwan Sehnaoui, Presidente dell’Associazione libanese dell’Ordine.
Ospitato presso la Villa Magistrale all’Aventino, il workshop ha raccolto alte autorità diplomatiche, religiose e umanitarie, e si inserisce in un percorso che vede l’Ordine di Malta particolarmente attento al destino del Libano. Dopo una recente missione istituzionale del Gran Cancelliere nella terra dei cedri e l’evento dedicato durante la Munich Security Conference dello scorso febbraio, l’Ordine rinnova così il suo appello alla comunità internazionale: il Libano va sostenuto non solo per ragioni umanitarie, ma in quanto snodo strategico per la pace e la stabilità dell’intera area.
Nel videomessaggio di apertura, il presidente libanese Joseph Aoun ha ricordato come «la pluralità religiosa e culturale del Libano è il cuore della nostra identità nazionale e un pilastro della stabilità regionale». Parole rilanciate dal Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta, Riccardo Paternò di Montecupo, che ha sottolineato l’importanza del lavoro quotidiano sul campo: «Ogni centro medico riaperto, ogni medico formato, ogni paziente curato, ogni impianto di compostaggio installato è un seme di pace piantato in un terreno difficile, ma fertile».
L’Associazione libanese dell’Ordine di Malta è una realtà radicata da più di 70 anni, con una rete capillare composta da oltre 60 progetti, 11 centri sanitari, 11 unità mediche mobili, 3 cucine comunitarie mobili, centri per disabili e anziani. Un’azione che supera l’assistenza e punta a costruire resilienza e inclusione, senza distinzione di fede o etnia. Proprio a queste attività è stata dedicata la seconda parte dell’incontro, nella quale sono stati illustrati i principali progetti portati avanti, tra cui il programma agro-umanitario sviluppato con Malteser International e sostenuto dalla Germania, che ha portato la creazione di 7 centri nel Paese.