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Gli effetti di un bombardamento con droni nella città di Dnipro, il 9 aprile scorso - Reuters
Per meno di due mesi ha ricoperto il ruolo di l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per l'Ucraina e la Russia. Carica istituita dal presidente Donald Trump il 20 gennaio, giorno del suo insediamento, e abolita il 15 marzo. Di fatto, gli è subentrato quello Steve Witkoff che ufficialmente è l'inviato speciale per il Medio Oriente ma che è impegnato, anche in questi giorni a Mosca dove ha incontrato il presidente Vladimir Putin, a negoziare a tutto campo per conto della Casa Bianca. Un imprenditore immobiliare 68enne, Witkoff - patrimonio netto di 2 miliardi di dollari, scrive la rivista di economia Forbes -, che ha preso il posto di un ex generale ottantenne, Keith Kellogg. Secondo i beninformati siti americani, la colpa rinfacciata a Kellogg - già consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Mike Pence durante la prima Amministrazione Trump - sarebbe stata un'eccessiva sensibilità alle istanze di Kiev. Per questo è stato declassato a interfaccia americana con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, passando al più trumpiano Witkoff la gestione delle trattative con la Russia e, dunque, a tutto campo.
Dalla sua posizione di quasi "ex", intervistato dal Times, il veterano del Vietnam si è lanciato a ipotizzare scenari di controllo militare differenziato sulle diverse regioni dell'Ucraina nel dopoguerra. Evocando esplicitamente il ripetersi del caso di Berlino dopo la Seconda guerra mondiale: agli anglo-francesi il controllo dell'Ovest, ai russi l'Est, con tanto di rispettive truppe schierate sul terreno. La linea di divisione sarebbe il fiume Dnipro, che taglia da nord a sud l'Ucraina. Una prospettiva che l'americano definisce «niente affatto provocatoria» e che anzi, dal suo punto di vista, renderebbe più facile mettere fine al conflitto.
«La si potrebbe quasi paragonare a quello che accadde a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando c'erano una zona russa, una francese, una britannica e una statunitense», ha detto Kellogg al Times. «Siete a ovest del fiume Dnipro, il che rappresenta un ostacolo importante», ha aggiunto riferendosi al Regno Unito e alla Francia. L'ex generale ha poi chiarito che gli Stati Uniti non fornirebbero forze di terra, suggerendo che lungo l'attuale fronte orientale si potrebbe pensare a una zona demilitarizzata larga una trentina di chilometri.
Sottinteso del suo ragionamento, commenta il Times, è che la Russia sarebbe legittimata a controllare il territorio attualmente occupato dal suo esercito invasore. Eppure la proposta non è piaciuta a Mosca, che non è disposta ad accettare forze militari Nato nel futuro dell'Ucraina. Il "congelamento" dell'attuale situazione sul campo, ha replicato l'ambasciatore russo Rodion Miroshnik, rischierebbe di riaccendere il conflitto: «Mantenere l'influenza su questo territorio, incluso quello militarizzato, senza creare una zona demilitarizzata, solleva gravi preoccupazioni per il futuro a breve. Il tempo necessario al regime di Kiev per curare le ferite potrebbe essere molto breve».
Kellogg ha poi precisato che non intendeva riferirsi a una spartizione dell'Ucraina: «L'articolo del Times travisa ciò che ho detto - ha scritto su X -. Stavo parlando di una forza di resilienza post-cessate il fuoco a sostegno della sovranità dell'Ucraina. Nelle discussioni sulla spartizione, mi riferivo ad aree o zone di responsabilità di una forza alleata (senza truppe statunitensi). NON mi riferivo a una spartizione dell'Ucraina».
Preso fra le opposte pressioni di Zelensky e della Casa Bianca, l'ex generale ha probabilmente dato voce a quella che per Washington sta diventando una considerazione di buonsenso: impensabile che Mosca si ritiri dai territori che ha militarmente conquistato, tanto vale venire a patti partendo da questo dato. Nella ricostruzione dell'agenzia Reuters, del resto, l'inviato Witkoff - dopo un lungo colloquio ieri al Cremlino con lo stesso Putin - avrebbe portato a Trump l'idea tutta russa che il modo più veloce per fermare la guerra in Ucraina sia riconoscere la sovranità russa sulle regioni parzialmente occupate, e unilateralmente annesse nel 2022, di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson.