Il G7 a Bruxelles fa la voce grossa con Vladimir Putin ma spera di riannodare i fili del dialogo. Barack Obama minaccia nuove sanzioni se Putin non si
fermerà. E gli europei si allineano, ma sperano che non ci sia
bisogno di arrivare alla guerra economica.
La svolta potrebbe arrivare nei bilaterali in programma a
stasera Parigi, e i risultati si potrebbero vedere già domani in
Normandia. Sulle spiagge in cui si celebrerà il 70esimo
anniversario dello sbarco che ha cambiato il corso della Seconda
guerra mondiale e della storia europea.
Lì il presidente russo
si ritroverà "a fianco o vicino al nuovo presidente ucraino",
assicura l'inquilino dell'Eliseo, precisando che Putin è stato
avvertito della circostanza e che non ha avuto nulla da ridire.
Segnale che viene interpretato positivamente, almeno dalla parte
europea del G7, anche se da Mosca oggi è Medvedev a far alzare
la tensione, accusando di "cinismo senza limiti" il G7 per le
affermazioni sulle operazioni di Kiev nell'est del paese e
denunciando una situazione umanitaria "senza precedenti".
"La cosa più difficile è trovare il giusto equilibrio tra
minacce di nuove sanzioni e aperture di dialogo con la Russia",
sintetizzano fonti diplomatiche, mentre i leader del G7 lasciano
Bruxelles per ritrovarsi in Francia.
Barack Obama, al tavolo con Merkel, Hollande, Cameron, Renzi,
Abe e Harper, ha spinto sulla linea della fermezza. E quando la
due giorni di Bruxelles finisce, loda la compattezza degli
europei. "Molti anticipavano che Usa ed Europa si sarebbero
divisi, invece c'è stata coerenza nel sostenere i valori
chiave", sostiene il presidente nella conferenza stampa finale,
al fianco di David Cameron. I due lanciano un messaggio
inequivocabile. "Lo status quo in Ucraina è inaccettabile", "la
destabilizzazione deve finire" e Putin deve riconoscere il nuovo
presidente ucraino Poroshenko e fermare il flusso di armi verso
i separatisti, avverte il britannico.
Obama si spinge fino all'ultimatum. L'economia russa è in
difficoltà e "i paesi del G7 sono pronti a far pagare costi
aggiuntivi" alla Russia, con le sanzioni su interi comparti
economici che anche l'Unione europea farà scattare nel vertice
di fine mese se Mosca non si fermerà. "Putin deve cogliere
l'occasione", dice Obama, specificando che non basteranno
operazioni di facciata e che non saranno tollerate manovre
diversive.
Se il presidente russo farà i passi richiesti "è possibile
per noi ricominciare a costruire la fiducia" ma "se non lo fa ci
saranno altre conseguenze", avverte il capo della Casa Bianca.
Con una precisazione: "Il fatto che abbia ritirato le truppe dal
confine, ma che agisca a sostegno dei separatisti attraverso
surrogati, non significa che per noi la cosa sia sopportabile".
Ed aggiunge: "Non aspetteremo tre, quattro o sei mesi, ma due o
tre settimane" per avere la prova che la Russia ha deciso di
fermarsi davvero.
Il problema sul fronte europeo, spiegano fonti diplomatiche,
è individuare gli elementi concreti per valutare se far scattare
o meno la cosiddetta "fase tre" delle sanzioni. Obama torna ad
assicurare che, come 70 anni fa, gli Stati Uniti sono pronti "a
fare la loro parte" per alleggerire il peso che i paesi europei
potrebbero trovarsi a sopportare se scattassero le sanzioni nel
settore energetico e finanziario. Tutti dicono di sperare che
non ce ne sia bisogno. Ed è in Normandia, là dove è cominciata
la nuova Europa, che si capirà se la pace è possibile.