mercoledì 2 maggio 2012
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«Quanto accaduto in queste ore è orrendo, barbaro». Non usa mezzi termini il ministro degli Esteri Giulio Terzi nel condannare le stragi in Nigeria a poche ore dall’ultimo attentato contro i cristiani. Gli autori sono probabilmente Boko Haram, gli stessi che a Natale hanno colpito ancora i cristiani. Gli stessi coinvolti nel tragico sequestro dell’italiano Lamolinara.Ministro, il governo del presidente Jonathan appare sempre più impotente, così come la comunità internazionale. L’Europa ancora una volta tacerà? L’Italia si farà promotrice di qualche azione?Contro questi brutali massacri l’Italia continuerà a non tacere e, anzi, a far sentire la sua voce con forza e con iniziative concrete rivolte anche ad impedire ogni forma di violazione della libertà di credo e di religione, diritto fondamentale dell’individuo. Chi tace di fronte a discriminazioni basate sulla religione è complice. Recentemente l’inviato speciale della Farnesina Margherita Boniver ha visitato la zona di confine tra il Nord islamico nigeriano e il Sud a prevalenza cristiana. Tutti hanno ripetuto il messaggio che non si tratta di una guerra di religione, ma di episodi per destabilizzare il potere. È solo questa la chiave di lettura per trovare una risposta?Margherita Boniver sta facendo un ottimo lavoro come mio inviato e proprio dal 18 al 20 aprile scorsi è stata ad Abuja dove, su mio incarico, ha incontrato il ministro degli Esteri nigeriano, ma anche le autorità religiose cristiane e musulmane. E proseguirà a breve con nuove missioni. Quale che sia la chiave di lettura è chiaro che, nel quadro delle differenze sociali ed economiche tra un sud del Paese ricco di risorse energetiche e un nord più arretrato, l’intolleranza nei confronti della minoranza cristiana gioca un ruolo importante e va fermata. È in questa ottica che, all’ultima riunione del G8 svoltasi a Washington l’11 e 12 aprile scorsi, insieme agli altri miei colleghi abbiamo rivolto un appello alle autorità nigeriane affinché proteggano civili innocenti e assicurino alla giustizia i responsabili delle violenze. Stragi in Nigeria, massacri di copti impuniti in Egitto, quotidiane persecuzioni in Pakistan, solo per citare alcune realtà. I cristiani in realtà di minoranza possono solo fare affidamento su se stessi? È assurdo pensare che i cristiani siano lasciati soli ad affrontare un problema che va, al contrario, considerato di tutta la comunità internazionale, che deve essere più decisa nella ricerca di soluzioni che pongano fine a queste orribili violenze. L’impegno dell’Onu è essenziale, ma a Bruxelles ho chiesto ai ministri europei di attivarsi affinché in tutti i fori internazionali la questione venga sollevata con determinazione. Grazie alla nostra iniziativa, la difesa della libertà di religione è stata inserita nello stesso comunicato finale della riunione di Washington del G8 cui ho fatto riferimento prima. E non più di sette giorni fa, insieme al ministro degli Esteri del Paese dove risiede la più numerosa comunità islamica del mondo, l’Indonesia, ho presieduto a Giacarta una conferenza internazionale sul dialogo interreligioso.Il terrorismo ha cambiato faccia a un anno dalla morte di Benladen, ha spostato il suo asse e non è un caso che tre dei principali gruppi che si rifanno al qaedismo operino in Nigeria, Somalia e Nordafrica. Non c’è stato un generale abbassamento della guardia su questo fronte e la vera minaccia per l’Occidente non può venire proprio da lì?Il tema della lotta al terrorismo, e più in generale a tutte le forme di criminalità organizzata e traffici illeciti, nel continente africano è attualissimo e rappresenta una minaccia concreta alla stabilità di un’area chiave del mondo. L’impegno dell’Italia contro questa piaga è convinto e costante, anche sul piano della formazione delle forze dell’ordine locali, come nel caso proprio della Nigeria, dove nostri Carabinieri e Guardia di Finanza stanno addestrando la polizia locale. Domani parto per l’Etiopia dove affronterò anche la questione della stabilizzazione della regione del Corno d’Africa. Ma anche il Sahel presenta aspetti allarmanti, come abbiamo visto nei casi di nostri connazionali rapiti. Nelle mie recenti missioni nell’area, ed in particolare in quella in Algeria del 15 marzo scorso ho riscontrato la consapevolezza nelle autorità locali dei gravissimi pericoli, anche sul piano del freno allo sviluppo economico e sociale, collegati al terrorismo.
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