Un quartiere devastato dalla violenza dell'alluvione a Derna - Ansa
Si aggrava ulteriormente il bilancio delle vittime a Derna, nella Libia orientale. Secondo Marie el-Drese, segretaria generale della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, 11.300 persone sono rimaste uccise in questa città e altre 10.100 risultano scomparse nella tempesta Daniel che ha ucciso 170 persone in altre parti del Paese.
Sale invece a oltre 38.640 il numero degli sfollati a causa delle devastanti inondazioni, secondo i dati forniti ieri dall'agenzia Onu per le migrazioni, di cui almeno 30.000 solo a Derna. Sulle spiagge di Tobruk, a 140 chilometri dalla città più colpita, le correnti stanno restituendo numerosi corpi trascinati in mare dalla violenza delle inondazioni. La divisione territoriale del Paese sta creando non poche difficoltà ai soccorritori che ora lottano per impedire il rischio epidemie. Il coordinatore degli aiuti Onu Martin Griffiths ha dichiarato ieri che «il problema per noi in Libia è il coordinamento con il governo e poi con l'altra autorità nella parte orientale del Paese». I bambini risultano essere, come sempre, i più vulnerabili. Il rappresentante dell'Unicef in Libia ha stimato che l'alluvione ha colpito 300mila bambini che hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria. «Non possiamo permetterci di perdere tempo», ha dichiarato Michele Servadei. «Sappiamo che le conseguenze delle inondazioni sono spesso più letali per i bambini dell'evento meteorologico estremo stesso». Il re del Marocco Mohammed IV ha dichiarato «pupilli della Nazione» i bambini che hanno perso i genitori nel sisma dell'8 settembre.
Il governo di Rabat si impegna a prendersi cura e assistere gli orfani, ponendosi come una sorta di tutore legale. La Casa della speranza, la struttura di accoglienza della Fondazione Soleterre a Marrakech, ha intanto accolto una bambina oncologica di due anni, recuperata da uno dei tanti villaggi distrutti dal sisma. Nella struttura potrà continuare il ciclo di cure di cui necessita in un ospedale della città. E per far fronte all’emergenza, Rabat detrarrà tre giorni dagli stipendi dei dipendenti pubblici di “grado 9 e superiori”, come «contributo di servizio civile» agli aiuti per il terremoto.
La Chiesa italiana è vicina alle popolazioni colpite. All'indomani del sisma in Marocco, la Conferenza episcopale italiana ha subito inviato un contributo da 300mila euro. Il vescovo di Piacenza-Bobbio, Adriano Cevolotto, ha invitato tutte le parrocchie a pregare per il Marocco e la Libia. La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio sostiene gli interventi della Caritas italiana e ha aperto una sottoscrizione per quanti vogliono sostenere le popolazioni colpite in questo tragico momento a cui si contribuire con un versamento sul conto corrente bancario tramite Banca di Piacenza intestato a Fondazione Caritas Diocesana (causale “EMERGENZA MAROCCO-LIBIA”) - IBAN: IT61A0515612600CC000003215.