Il regime di Damasco, che attua una sistema di vendetta contro le comunità sospettate di sostenere i ribelli, sta commettendo crimini contro l'umanità. La denuncia arriva da Amnesty International (AI) che in un rapporto chiede una reazione "urgente e decisiva" della comunità internazionale. Ai, che è riuscita a intervistare persone in 23 villaggi e città siriane, sostiene di avere la prova che molte vittime, bambini compresi, sono state portati via dalle loro case, freddati con colpi alla testa e poi, in alcuni casi, i cadaveri sono stati bruciati. Il documento racconta di militari e di milizie al-Shabiha che hanno incendiato case e proprietà e sparato indiscriminatamente nelle aree residenziali; e accusa il regime di torturare sistematicamente coloro che vengono arrestati, malati e anziani compresi. Secondo Amnesty, il governo e le milizie sono responsabili di "violazioni gravi dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, (violazioni) che rappresentano crimini contro l'umanità e crimini di guerra". "Ovunque sono andata, ho incontrato gente sconvolta che si chiede come mai il mondo guardi impassibile enon faccia nulla", denuncia nel rapporto Donatella Rovera (AI). L'organizzazione chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sottoporre il caso al procuratore della Corte Penale Internazionale e di imporre un embargo sulle armi al regime di Damasco.
OSSERVATORIO SIRIANI PER I DIRITTI UMANI: 14.400 PERSONE UCCISEOltre 14.400 persone uccise dall'inizio della rivolta, quindici mesi fa, contro il regime di Bashar al-Assad nel marzo del 2011. È il drammatico numero diffuso dal da Rami Abdel Rahman, capo dell'Osservatoriosiriano per i diritti umani da Londra, il quale ha precisato che "da marzo 2011 sono state uccise 14.476 persone tra cui 10.117 civili, 3552 soldati e 807 disertori". Solo dallo scorso 13 maggio sono morte 2302, tra cui 1455 civili 96 insorti e 751 lealisti. Dall'inizio del cessate-il-fuoco invece con l'arrivo degli osservatori Onu in Siria il 12 aprile scorso, sono state uccise oltre 3000 persone, per tre quarti civili. GLI OSSERVATORI ONU NELLA CITTA' DI HAFFEUn convoglio di osservatori delle Nazioni Unite è arrivato nella citta siriana di Haffe, sotto bombardamenti per otto giorni secondo attivisti locali. Lo ha detto una portavoce dell'Onu. "I nostri osservatori sono entrati a Haffe - riferisce Sausan Ghosheh in una mail. L'inviato della Lega Araba e dell'Onu Kofi Annan aveva detto lunedì di essere preoccupato per gli abitanti intrappolati nella città e gli Stati Uniti avevano parlato di "un potenziale massacro". MISSIONE ITALIANA IN SIRIAIl Senato approva con 260 sì e un solo voto d'astensione il decreto sulla partecipazione dell'Italia alla missione degli osservatori Onu in Siria. Il provvedimento passa alla Camera. La copertura, pari a circa 800mila euro, viene reperita dai fondi 2012 per la missione in Libano. La partecipazione alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite denominata Unsmis (United nations supervision mission in Syria) è stata decisa da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza il 21 aprile 2012.La missione ha il compito di monitorare la piena attuazione della proposta dell'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Kofi Annan, accettata dal governo siriano. Tale proposta prevede che si ponga immediatamente fine a qualsiasi violenza e violazione dei diritti umani, sia assicurato l'accesso degli aiuti umanitari in tutte le zone interessate dal conflitto, sia agevolata la transizione politica a guida siriana verso un sistema politico democratico e pluralista, che rispetti l'uguaglianza dei cittadini a prescindere da affiliazioni politiche, etiche e religiose. La Risoluzione dell'Onu prevede un iniziale dislocamento di 300 osservatori militari non armati e di un'adeguata componente civile, per un periodo iniziale di 90 giorni. La spesa definita dal decreto è, per l'esattezza, di 826.686 euro e per quanto riguarda la copertura finanziaria si prevede una riduzione dell'autorizzazione di spesa ai decreti legge che hanno finanziato la missione italiana in Libano.