lunedì 2 dicembre 2024
Dopo i raid russi il convento è inagibile. «I jihadisti bussano alle porte e dicono: vi vogliamo aiutare. Forse è una strategia, ma la vera questione è: perché hanno trovato la città vuota?»
La città di Aleppo di nuovo presa dai jihadisti

La città di Aleppo di nuovo presa dai jihadisti - ANSA

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«Erano dentro il collegio Terra Sancta quando i razzi lancia da un jet russo hanno colpito. Ho parlato con il superiore, padre Samar: stavano lavorando al forno che i francescani avevano aperto durante il terremoto, in questi giorni tornato in attività: volevano fare del pane e distribuirlo alla popolazione. Due missili sono caduti sul convento di Aleppo, un altro missile ha centrato il deposito per la farina. I due frati non sono stati feriti, ma sono rimasti terrorizzati per poi dover lavorare ore per spegnere l’incendio. E ora tutta la struttura non è più abitabile dai religiosi, né si possono accogliere i profughi», spiega padre Firas Lufti, frate minore siriano per molti anni ad Aleppo, ed ora guardiano e parroco di Damasco.

Sono tornati i bombardamenti su Aleppo dopo otto anni, ma allora ad essere colpita era la zona Est in mano a oppositori e jihadisti. Padre Firas, come vi spiegate il raid di domenica?

È inspiegabile razionalmente: se si considerano questi jihadisti nemici, ragionando militarmente, andavano fermati prima che entrassero in città. Non ha senso bombardare miliziani e civili insieme. Questa è la grande domanda a cui nessuno sa rispondere fino a questo momento. Bisognava fermarli prima e invece hanno trovato una città vuota sia negli uffici amministrativi che nei centri di polizia. E poi il governo, o chi per lui, ha iniziato a bombardare dentro la città colpendo anche i civili.

Il collegio dei francescani ad Aleppo

Il collegio dei francescani ad Aleppo - ANSA

Il vescovo latino di Aleppo, Hanna Jallouf, francescano pure lui, ha dichiarato che non ci sono state violenze in questi giorni da parte dei jihadisti. Può confermare? E qual è la situazione della piccola comunità cristiana di Aleppo?

Tutte le persone che sono stato capace di contattare mi dicono che, per ora, i miliziani bussano alla porta è dicono: siamo qui per il vostro bene, non vogliamo farvi del male. Non sappiamo se questa è una strategia momentanea per attirarsi la simpatia della gente o se, invece, hanno cambiato il loro atteggiamento. Queste milizie sono di una matrice islamica fanatica, legate ad al-Qaeda anche se poi nel tempo hanno cambiato un po’ strategia. Ad ogni modo non è questo il punto. La vera questione è perché hanno trovata la città vuota, perché il governo non ha avvisato dando la libertà di scegliere se andarsene o restare. E poi questi jihadisti da chi sono manovrati, chi li manipola, chi li finanzia, chi li arma? Domande difficili. E alla fine, questa la conclusione, noi siriani siamo sempre in balia dei giochi della geopolitica dei grandi, alla fine il nostro popolo, gli innocenti, i bambini e le donne, i cristiani in particolare, pagano le conseguenze di questa politica sporca.

C’è quindi delusione rispetto al governo?

Grande delusione e sconcerto: dicono che la città è stata quasi consegnata. Sono entrati, secondo diverse stime, dai 20mila ai 100mila combattenti, con mezzi blindati, sembrano ben addestrati, con armi sofisticate e hanno preso il possesso di Aleppo in neanche 48 ore. Perché l’esercito, il governo non ha opposto resistenza? Ecco perché la gente, se non accusa, almeno vuole capire le motivazioni. C’era un accordo segreto? Ci deve essere una spiegazione: una città di tre milioni di abitanti, piena di intelligence e di centri di polizia davanti a cui si aveva paura anche solo a camminare caduta così. Perché hanno abbandonato tutti simultaneamente la città consegnandola.

Lei ora vive a Damasco. Smentite le voci di un golpe sabato, temete che il caos del Nord possa travolgere tutto il Paese?

Nessuno riesce a capire. Il governo sta cercando di attirare l’attenzione degli alleati. Si dice che il presidente siriano era Mosca poche ore prima della caduta di Aleppo. Poi le visite degli iraniani e le promesse delle milizie sciite dall’Iraq. Di fatto siamo entrasti in un altro capitolo: adesso, come si fa a liberare Aleppo da 20mila jihadisti? Entri e fai una guerra civile lì, oppure con un accordo politico, con la diplomazia? Come se ne andranno, con una violenza ancora maggiore mentre tutta la gente, terrorizzata, è chiusa in casa, mentre ad Aleppo si vive come in una grande prigione nella carenza di pane e acqua. Solo poco fa su Facebook si annunciava il ritorno dell’acqua, l’elemento essenziale per vivere, e intanto c’è chi ha consegnato la città, ha le sue ambizioni mentre tutti noi siriani siamo esausti.

Padre Firas, lei per anni ad Aleppo Est ha diretto il programma “Un nome, un futuro” per aiutare i figli del jihad a deradicalizzarsi. Con questa esperienza potreste essere voi francescani a garanntire un ponte di dialogo per creare un corridoio umanitario per Aleppo?

Questa domanda è una ferita per noi francescani: essere ponte di dialogo, portatori di pace di bene per tutti, per i buoni e i peccatori come ci insegna San Francesco. E abbiamo l’esperienza vissuta sulla nostra carne alla periferia di Idlib, dove era parroco il vescovo Hanna Jallouf, poveramente ad Aleppo Est: disponibili a mettere tutta la nostra spiritualità ed esperienza a servizio di tutta la popolazione siriana per diffondere pace, solidarietà, stabilità dopo aver patito ogni sorta di dolore.

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