A Wolayta, nel centro dell’Etiopia, le distese di terra erano frammentate in microappezzamenti di meno di un ettaro. Una superficie insufficiente per soddisfare i bisogni più elementari delle famiglie. Poi, dal 2017, qualcosa è cambiato. Il “progetto Employ” ha trasformato il tessuto economico, aiutando gli agricoltori locali a mettere su delle piccole imprese, grazie alla concessione di microcrediti. L’iniziativa, realizzata da varie associazioni sotto l’egida del Comitato di cattolici Civiltà dell’amore, si è diffusa in breve in cento villaggi della Wolayta. Almeno 14mila contadini hanno ricevuto una formazione diretta su come migliorare i sistemi di coltivazione e come gestire le proprietà e organizzare l’attività per renderla più efficiente.
Effetto moltiplicatore
I risultati si vedono. Nella regione è stato creato un fondo di dotazione grazie a cui sono stati finanziati impianti di irrigazione, strade asfaltate, energia elettrica. L’obiettivo del progetto è, però, estendersi al resto della Wolayta e all’intero Paese. Per questo, ai “formati” è stato affidato il compito di trasmettere quanto appreso nei villaggi intorno. L’effetto moltiplicatore dovrebbe raggiungere mezzo milione di persone. “Microimprese e microcredito sono la formula più realistica per favorire lo sviluppo delle zone rurali dell’Africa. Grazie anche alla collaborazione con realtà umanitarie locali come Woda o i missionari presenti”, sottolinea Giuseppe Rotunno, presidente del Comitato. L’unica alternativa concreta all’emigrazione forzata di migliaia e migliaia di giovani. Una scommessa che Africa e Europa vogliono lanciare insieme, sulla scia del motto di Leopold Senghor e Giorgio La Pira “vivere e naufragare insieme