mercoledì 24 marzo 2021
I giudici di Mumbai hanno rifiutato la richiesta della difesa di Padre Swamy, in prigione dall'8 ottobre nonostante il Parkinson. Il religioso aveva denunciato gli abusi sugli Adivasi
Manifestazione di solidarietà di fronte all'ambasciata indiana di Washington

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Padre Stan resta prigioniero e, là, nel carcere di Taloja, con tutta probabilità, trascorrerà l’84esimo compleanno, il prossimo 26 aprile. Il tribunale di primo grado di Mumbai ha rifiutato la richiesta del rilascio su cauzione nei confronti del gesuita Stan Swamy, in cella dall’8 ottobre scorso, nonostante l’età avanzata e il Parkinson. La difesa, però, guidata dagli avvocati Sharif Sheik e Kritiga Agarwal, non è disposta ad arrendersi. E ha già annunciato il ricorso in appello. Ci vorranno, però, ancora molti mesi. Il superiore dei gesuiti dell’Asia del sud, padre Jerome Stanislaus D'Souza, si è detto «rattristato» dal nuovo rifiuto. Dalla prigione, padre Stan ha manifestato serenità, consapevole che «i pedali della giustizia ruotano con lentezza». Il religioso è accusato, insieme ad altri quindici attivisti per i diritti umani, di «sovversione» in base alla draconania legge anti-terrorismo approvata dal governo nazionalista di Narendra Modi. I sedici erano impegnati nella difesa delle minoranze. In particolare, padre Stan aveva denunciato gli espropri di terre da parte di latifondisti e multinazionali ai danni degli indigeni Adivasi.

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