mercoledì 19 dicembre 2012
​Il presidente Usa ha rotto gli indugi: sosterrà la senatrice democratica Diana Feinstein per approvare una nuova legge che ne vieti la vendita.
Troppe armi fanno troppa insicurezza di Ferdinando Camon
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​​Barack Obama appoggia le proposte per riportare in vigore il bando delle vendite delle armi d'assalto. «È chiaro che non abbiamo fatto abbastanza per affrontare la vergogna di questa violenza», ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney annunciando che il presidente è d'accordo con l'iniziativa che la senatrice della California Dianne Feinstein porterà in Congresso a gennaio.    Il bando delle armi d'assalto, imposto da Bill Clinton nel 1994, è scaduto nel 2004 sotto l'era di George W. Bush, e non è mai stato rinnovato sotto l'onda d'urto e i milioni di dollari della National Rifle Association, la potentissima lobby degli armaioli. «È stato un fatto orribile. Siamo pronti ad aiutare», ha fatto sapere la Nra in un comunicato con cui oggi ha rotto il silenzio che si era imposto in segno di rispetto delle vittime della scuola di Newtown: sette adulti e venti bambini.Oggi Obama ha parlato al telefono con il senatore democratico Joe Manchin, uno dei “pistoleri” di Capitol Hill che, alla luce della strage, ha ammorbidito la sua posizione. Tra le iniziative che stanno a cuore al presidente c'è quella di chiudere la cosiddetta "scappatoia delle fiere delle armi", i gun-shows che consentono a individui a cui altrimenti sarebbe proibito (tossici, persone con problemi mentali, violenti in casa) di acquistare armi d'assalto senza i controlli che sarebbero obbligatori in un negozio con regolare licenza.     La Casa Bianca ha fretta. L'emozione del momento, il ricordo di quei 20 bimbi che non diventeranno mai grandi, aiutano la posizione del presidente. Anche Wall Street ha fiutato l'aria: Smith and Wesson ha guidato il ribasso generale dei titoli dell'industria delle armi da fuoco: - 9,99 in chiusura,  seguita da Sturm Ruger, -7,73 per cento. Un tracollo.“Follow the money”, come sempre in America. Nel segnale forse più potente che Washington si appresta a voltar pagina, oggi il fondo di private equity Cerberus ha annunciato la vendita del Freedom Group a cui fa capo Bushmaster, l'azienda che produce il fucile Ar-15 con cui Adam Lanza ha ucciso. L'annuncio di Cerberus, ispirato da "una tragedia spartiacque", segue a ruota la comunicazione di un importante fondo pensione californiano - il California State Teachers' Retirement System - che avrebbe rivisitato i suoi investimenti nel fondo alla luce della strage.Bushmaster è finito sul banco degli imputati anche da Walmart che ha tolto dal sito online la pagina dedicata al fucile della strage, mentre un'altra catena nazionale, Dick's Sporting Goods, ha sospeso la vendita di alcuni modelli semiautomatici dai punti di vendita di tutto il Paese.    «Ci sono ragioni di speranza», ha commentato il New York Times notando, in uno dei suoi tre editoriali interamente dedicati al tema del controllo delle armi, che, come accadde dopo l'11 settembre, gli americani sembrano oggi pronti a accettare limitazioni alla loro libertà in nome della sicurezza dei propri figli. Ma se la lobby anti-armi ha ritrovato una voce, che fine ha fatto la National Rifle Association? La potentissima organizzazione che negli anni Settanta si è trasformata da tranquilla associazione di cacciatori e sportivi in potente blocco di pressione politica era entrata da venerdì in sonno, disattivando la sua pagina Facebook che ha 1,7 milioni di seguaci. Ciò non significa che sia scomparsa. Il 21 dicembre in una conferenza stampa dirà la sua: «Se bisogna discutere di quel che è successo - ha anticipato una fonte alla Fox -  bisogna parlare di tutto: Secondo Emendamento sul diritto alle armi, ma anche Primo Emendamento sulla libertà di espressione, e dunque Hollywood e video giochi che insegnano ai ragazzini a sparare alla testa».
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