Diario iracheno di Giorgio Paolucci | FOTOGALLERYIl Natale abbraccia l'Iraq. Il governo di Baghdad ha stabilito che questo 25 dicembre sia festa nazionale. Un giorno quindi di riposo da vivere con la famiglia. La proposta, come riferisce l'agenzia AsiaNews, è stata avanzata dal patriarcato caldeo e la decisione rappresenta un importante riconoscimento nei confronti della minoranza cristiana. Questa nei giorni scorsi ha anche allestito, sulle sponde del fiume Tigri, un albero di Natale alto 5 metri. Si trova nel quartiere di Karrada dove convivono in modo pacifico sunniti, sciiti e cristiani. Nella richiesta al governo il patriarca, Louis Raphael I Sako, ha anche ricordato che i cristiani hanno sempre contribuito allo sviluppo del Paese. Inoltre ha sottolineato che Cristo ò venuto per tutti gli uomini e ha poi fatto notare il rispetto speciale che i musulmani nutrono nei Suoi confronti. Così il consiglio dei ministri, guidato dal premier Nouri al-Maliki, ha ratificato la proposta. Inoltre, le autorità della capitale, per mostrare il «loro rispetto e la loro vicinanza» alla comunità dei cristiani in questi giorni di festa.
In occasione della Messa di Natale, come riportato da AsiaNews, il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako inviterà a guardare al volto del Bambino, che sia «un segno per tutti», anche per i «fratelli musulmani», fonte di «prosperità» per il Paese e «benessere» per i suoi cittadini.
Per i cristiani iracheni questi ultimi 10 anni, dopo l'invasione statunitense del 2003, come ricorda la Radio Vaticana, sono stati anni di persecuzione. Estremisti islamici li hanno presi di mira. A centinaia sono stati uccisi. Tra loro un vescovo, sacerdoti, medici, professionisti, politici. Uno stato di aggressione continua che ha portato migliaia di cristiani a scegliere la via dell'emigrazione; passando nel decennio da 2 milioni a 300.000 unità.