Bimbi guatemaltechi a Puerta Mexico bridge: l'accesso messicano a Brownsville in Texas (Ansa)
Più di 100mila bambini sono detenuti negli Stati Uniti a causa della loro condizione d’immigrati e migliaia d’altri in prigioni ordinarie, in violazione al diritto internazionale. La pesante accusa viene da un esperto dell’Onu che, in uno studio sui minori privati della libertà, rivela per la prima volta una cifra che riunisce sia i bambini arrivati da soli un confine statunitense, sia quelli detenuti insieme ai genitori e quelli separati dai membri della loro famiglia al momento dell’arresto.
Stando all’autore della ricerca, il professore di diritto internazionale presso il Università di Vienna, Manfred Nowak, la cifra mostra che gli Usa detengono il più alto tasso di minori al mondo. In tutto il mondo oltre 7 milioni di persone di età inferiore ai 18 anni si trovano in carcere o in celle in stazioni di polizia, di cui 330mila nei centri di detenzione per immigrazione, ha dichiarato l’esperto indipendente. Che ha sottolineato come, in base al diritto internazionale, i bambini dovrebbero essere detenuti solo come misura di ultima istanza e per il minor tempo possibile. «Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi che viola maggiormente questo principio – ha dichiarato Nowak –. Naturalmente la separazione dei bambini, persino piccoli, dai loro genitori al confine messicano-americano, introdotta dall’Amministrazione Trump, è assolutamente vietata dalla Convenzione sui diritti del bambino».
Gli Stati Uniti sono l’unico Paese a non aver ratificato la Convenzione sui diritti del bambino, entrata in vigore a livello mondiale nel 1990. Ma sono vincolati dalla convenzione sui diritti civili e politici che vieta il trattamento crudele e disumano dei prigionieri, che hanno sottoscritto. «Il modo in cui separavano i bambini dalle famiglie solo al fine di scoraggiare l’immigrazione irregolare dall’America centrale agli Stati Uniti per me costituisce un trattamento disumano, e questo è assolutamente proibito dai due trattati», ha affermato Nowak. L’Onu ha fatto sapere che i funzionari americani non hanno risposto al questionario sul soggetto inviato a tutti i Paesi, ma che i dati sono stati raccolti da fonti indipendenti o da registri governativi pubblici. In seguito, però, il dipartimento americano alla Salute e ai Servizi umani ha sottolineato che la durata media della detenzione dei minori che gli Usa hanno preso in considerazione come richiedenti asilo nel mese di settembre 2019 è di 57 giorni, rispetto al massimo di 93 giorni nel novembre 2018. Il governo Usa ha anche messo in dubbio la veridicità delle cifre citate dall’esperto Onu.
Stando al rapporto, gli Stati Uniti detengono una media di 60 bambini su 100mila nel sistema giudiziario o in custodia legata all’immigrazione, che è il tasso più alto del mondo, seguito da Bolivia, Botswana e Sri Lanka. Anche il Messico, dove molti immigrati centroamericani sono stati respinti al confine con gli Stati Uniti, ha un numero elevato di persone, con 18mila bambini in detenzione legata all’immigrazione e 7mila in carcere, prosegue il documento. In Europa occidentale la media di di minori detenuti è di cinque per 100mila in e di 14-15 in Canada.
Inoltre, almeno 29mila bambini, principalmente legati ai combattenti del Daesh, sono detenuti nel nord della Siria e in Iraq, e i cittadini francesi ne costituiscono il più grande gruppo di stranieri. Anche se alcuni di questi bambini fossero stati bambini soldato, ha affermato Nowak, dovrebbero essere trattati principalmente come vittime, non come responsabili, in modo che possano essere riabilitati e reintegrati nella società.