giovedì 5 dicembre 2024
Ottocento chili di pasticche scoperte in un veicolo parcheggiato davanti a una casa di Ahome, nello Stato del Sinalo. Potrebbe essere la risposta chiesta da Trump per evitare i maxi dazi
L'interno del veicolo dov'è trovata, in Messico, una maxi partita della droga sintetica Fentanyl

L'interno del veicolo dov'è trovata, in Messico, una maxi partita della droga sintetica Fentanyl - Reuters

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La polizia sostiene di averlo trovato per caso. Seguendo le tracce di due comuni spacciatori, gli agenti si sono imbattuti nel maggior sequestro di Fentanyl della storia del Messico. Ottocento chili di pasticche nascoste in un veicolo parcheggiato in una casa di Ahome, municipio dello Stato del Sinaloa, epicentro della produzione dell’oppioide e della “guerra civile” all’interno dell’omonimo cartello. Un carico da 400 milioni di dollari.

«Queste azioni continueranno fino a quando non metteremo fine alla violenza», ha tuonato Omar García Harfuch, lo zar per la sicurezza della nuova amministrazione di Claudia Sheibaum. Da quando quest’ultima è entrata in carica – il primo ottobre – almeno 5.300 sono state arrestate e sono state intercettate 58 tonnellate di droga, inclusi 50 milioni di dosi di Fentanyl.

Il messaggio è chiaro. E non è rivolto tanto all’opinione pubblica nazionale quanto al vicino del Nord e al prossimo inquilino della Casa Bianca. Appena la settimana scorsa, Donald Trump ha minacciato di aumentare del 25 per cento i dazi sulle importazioni messicane adducendo proprio come motivazione la presunta incapacità del Paese di frenare il flusso di droghe sintetiche e migranti. Sheinbaum è decisa a ribaltare questa prospettiva.

Solo qualche ora prima del maxi-sequestro, la Camera ha approvato una legge che proibisce il confezionamento, la distribuzione e l’acquisto di Fentanyl e dei precursori chimici indispensabili per realizzarli. Un drastico cambio di prospettiva rispetto alla linea del predecessore, Andrés Manuel López Obrador, che aveva sempre negato il fatto che il Messico producesse l’oppioide, cinquanta volte più potente dell’eroina, responsabile di oltre centomila morti negli Usa.

Proprio il controllo delle rotte verso il Nord ha scatenato, negli ultimi mesi, un feroce conflitto in Sinaloa tra gli eredi di Joaquín El Chapo Guzmán: da una parte i figli dell’ex boss, dall’altro i fedelissimi di Ismail El Mayo Zambada, arrestato lo scorso luglio. Almeno cinquecento persone sono state massacrate nello Stato e altrettante rapite.

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