Il premier libico Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftara Abu Dhabi il 2 maggio scorso (Ansa)
Macron rompe gli indugi e dopo le indiscrezioni c'è ora la conferma. Si terrà infatti domani a La Celle
Saint-Cloud, regione di Parigi un incontro tra il generale Khalifa Haftar, comandante dell'Esercito nazionale libico, e il premier del governo di accordo nazionale, Fayez al-Sarraj, alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron. La notizia, anticipata dai media arabi e francesi, è stata confermata
stamattina dall'Eliseo. "La Francia intende, con questa iniziativa, facilitare un'intesa politica tra il presidente del Consiglio libico e il comandante dell'Esercito nazionale libico, nel momento in cui prende le sue funzioni il nuovo inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé, che parteciperà ai colloqui", ha indicato l'Eliseo in un comunicato.
La Francia ci riprova quindi. Questa volta (forse) con la diplomazia. Scavalcando di nuovo, probabilmente, l'Italia. Parigi torna così di slancio nel cuore della crisi libica che per prima aveva contribuito ad innescare con i raid dei suoi aerei nel 2011. Senza contare un bilaterale dell'anno scorso in Cirenaica e il summit mandato a monte al Cairo di febbraio scorso da Haftar, si per quello di domani di un secondo faccia a faccia tra il premier appoggiato dall'Onu e l'uomo forte dell'est del Paese dopo quello avvenuto ad Abu Dhabi il 2 maggio che però produsse una foto senza stretta di mano e dichiarazioni separate.
Il presidente francese Emmanuel Macron una settimana fa aveva annunciato nuove iniziative diplomatiche sulla crisi libica in cui, il mese scorso, il ministro della Difesa transalpino Jean-Yves Le Drian aveva dichiarato di considerare Haftar "parte della soluzione". Il giornale al-Hayat ha notato che il vertice "si volge dopo le vittorie" delle forze armate di Haftar nel sud contro milizie vicine a Sarraj e contro jihadisti (anche filo-Qaeda) a Bengasi: insomma vengono chiamati a un tavolo il potere "sul terreno" del generale e quello "riconosciuto dalle Nazioni Unite rappresentato da Sarraj, al fine di creare calma prima della tenuta di elezioni" proposte con scarso successo per l'anno prossimo.
"È difficile che dal vertice di martedì possa uscire un accordo immediatamente applicabile", ha previsto però Mattia Toaldo, analista dell'European Council on Foreign Relations (Ecfr) di Londra. Infatti "non è chiaro se Sarraj possa assumersi impegni a nome anche degli altri soggetti che nominalmente lo sostengono" come le "milizie di Tripoli e di Misurata", ha aggiunto l'analista ricordando che "già dopo il vertice di Abu Dhabi" a "mediazione emiratina" Sarraj "dovette fare marcia indietro per evitare la rivolta delle milizie che controllano la capitale". "Gli unici due elementi" di possibile accordo "potrebbero ero essere la riduzione del consiglio di presidenza da 9 a 3 membri" (con la nascita di un cosiddetto "direttorio") e "le elezioni a marzo 2018", ha ipotizzato Toaldo avvertendo però che per "la modifica del consiglio" serve "un sostegno ben più ampio di quello" di cui dispongono i due leader e che per indire le elezioni "servirebbe una maggioranza di due terzi nella Camera dei rappresentanti di Tobruk" la quale "non sembra all'orizzonte". Si rischia quindi che l'incontro si risolva in "una 'photo opportunity' per Macron" o un modo per far "iniziare 'col bottò" il mandato del nuovo inviato dell'Onu in Libia, Ghassan Salamé. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha sottolineato nei giorni scorsi di aver parlato "approfonditamente" della situazione in Libia con il collega saudita Adel al-Jubeir proprio nelle ultime ore alla Farnesina.