La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola - Reuters
L’Europa ha mostrato una grande unità nel difendere i suoi valori, è stata all’altezza della situazione, Putin ha fallito. Ed è giusto concedere all’Ucraina lo status di candidato all’adesione all’Ue. La vede così la neo-presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, che ha accettato di rispondere ad alcune domande di Avvenire. Oggi la maltese presiede una seduta straordinaria del Parlamento Europeo, interamente dedicata alla crisi ucraina, che vedrà anche l’approvazione di una risoluzione a sostegno di Kiev.
Presidente, abbiamo un’Ue che ora manda le armi in Ucraina, una svolta epocale, decidere con grandissima rapidità pesantissime sanzioni, mostrando una compattezza che non si era mia vista finora. È sorpresa o se lo aspettava?
Vede, tempi eccezionali richiedono decisioni ed azioni eccezionali. Ho sempre creduto che l’Unione Europea sia ferma nelle sue convinzioni e che siamo pronti a difendere i nostri valori. Quello cui stiamo assistendo ora è proprio questo, anche se potrà costarci. L’Unione Europea si sta mostrando all’altezza della situazione. Lo facciamo con le parole e con i fatti. Lo facciamo con azioni concrete ed eccezionali. Lo facciamo per l’Ucraina e il suo popolo. Non lasceremo l’Ucraina da sola.
Certamente questa guerra rappresenta una grande cesura per l’Europa. Potremmo dire che, paradossalmente, Putin è «riuscito» a trasformare l’Ue in una potenza geopolitica?
Io la vedo all’inverso. Putin ha cercato di dividere l’Europa, e ha fallito. L’unità europea è stata esemplare e stabile. E sono fiduciosa che continuerà ad esserlo. Stiamo tutti dalla stessa parte, e cioè al fianco dell’Ucraina. Questa invasione avrà costi straordinari per Putin. E credo che rafforzerà il ruolo dell’Unione Europea a livello globale a lungo termine. Per ora, però, la cosa più importante è che questa guerra premeditata da Putin sia fermata. Non si possono mettere altre vite a rischio. Con la sua azione l’Ue lavora per raggiungere la pace.
La colpiscono le manifestazioni per l’Ucraina in tante città europee?
Certo. Perché quello cui stiamo assistendo non è solo Bruxelles e i leader politici dell’Unione che difendono l’Ucraina: è diventata una questione che sta a cuore a tutti gli europei. Tantissime persone si radunano spontaneamente, manifestando per le strade delle capitali europee, chiedendo che si fermi la guerra, invocando pace e democrazia. La gente ospita ucraini che fuggono dal loro Paese, mentre lo sport e la cultura esclude la Russia dagli eventi. È questa la forza della nostra Unione.
Che cosa si aspetta per il futuro del continente e in particolare per l’Ue? Ancora più integrazione?
La priorità immediata è porre fine al conflitto e difendere l’indipendenza dell’Ucraina. Guardando un po’ oltre, ritengo che il focus debba essere il rafforzamento dell’integrazione e della cooperazione Ue nella difesa. Ritengo che quello di cui siamo testimoni ora potrà solo aumentare l’autonomia strategica dell’Europa.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto che l’Ucraina appartiene all’Ue. Ritiene che bisogni dare a Kiev subito lo status di candidato all’adesione?
Vede, il Parlamento Europeo è sempre stato pronto ad andare più avanti, più in fretta, quando si parla di allargamento e del sostegno dei nostri vicini più prossimi. Non vi è alcun cambiamento ora, oggi vedrà la risoluzione del Parlamento Europeo che presentiamo nella sessione straordinaria sulla guerra, dove chiediamo di lavorare per la concessione proprio dello status di candidato all’Ucraina, in linea con l’articolo 49 del Trattato dell’Unione Europea.
Parlando di Parlamento Europeo: che ruolo vede per l’istituzione che Lei presiede?
Il Parlamento Europeo, in quanto co-legislatore, assicurerà che le misure necessarie siano adottate rapidamente e concretamente. Continueremo a mandare un forte messaggio politico per assicurare che tutte le azioni siano coordinate, con uno scopo: raggiungere la pace e porre fine alla guerra. Questo deve essere il nostro obiettivo, che dovrà essere al centro di ogni misura che prendiamo.