I candidati alla cancelleria tedesca si sono sfidati in un dibattito televisivo - Reuters
Non è indifferente chi vincerà le elezioni, chi vuole stabilità in Germania dovrà votare per il candidato cancelliere della Cdu Armin Laschet. Parola di Angela Merkel. Alla vigilia del voto che questa domenica vede chiamati alle urne 60,4 milioni di tedeschi, di fronte a circa 700 persone al grido di «Armin-Armin!» la cancelliera tedesca scende nuovamente in campo per cercare di assicurare la volata del suo aspirante successore, dopo la netta ripresa della Cdu degli ultimi giorni (nei sondaggi di venerdì è indietro solo di uno-due punti dalla Spd).
E così Merkel e Laschet chiudono la campagna con un comizio congiunto proprio ad Aquisgrana, la città del candidato. «A volte – dice Merkel – può sembrarci indifferente per chi votiamo. Ma non è affatto vero: il futuro governo, e su questo siamo tutti d’accordo, dovrà occuparsi di benessere, sicurezza, pace, per questo siamo qui».
Al voto di oggi «è in gioco la stabilità del Paese». Laschet, «è uno che costruisce ponti» e «ovunque sia stato e ovunque abbia preso la parola – dice ancora Merkel – ha parlato del valore dell’unità dell’Europa», che è «essenziale per la pace e il futuro in Germania e in Europa».
Il candidato interviene a sua volta, e agita di nuovo lo spauracchio di un governo di socialdemocratici e Verdi con gli ex comunisti di Die Linke. «Non voglio – tuona – che Die Linke faccia parte del prossimo governo federale. Noi abbiamo bisogno di un governo stabile», mentre «se domani ci dovesse essere una maggioranza per una coalizione rosso-rosso-verde, la faranno davvero». Logica conclusione: «se volete stabilità in Germania, domani (oggi ndr) la Cdu/Csu dovrà essere al primo posto».
Laschet però assicura anche che rifiuterà qualsiasi appoggio dall’estrema destra dell’Afd. «Deve sparire da tutti i Parlamenti tedeschi», quello nazionale e quello dei Länder, tuona.
Il continuo agitare lo spettro degli ex comunisti fa infuriare la Spd. «Non hanno alcuna idea per il futuro del Paese – tuona il segretario generale del partito (in Germania il numero due) Lars Klingbeil – e hanno un candidato che la gente non vuole. Per questo fondano tutta la loro campagna agitando spauracchi e lanciando attacchi contro l’Spd».
Quanto a Scholz, mantiene il suo consueto aplomb. Lo ha fatto anche ieri, con brevi dichiarazioni a Potsdam, vicino Berlino, sua circoscrizione elettorale, ribadendo i punti chiave: affitti abbordabili per la gente, salario minimo a 12 euro, niente aumento dell’età pensionabile.
E la rimonta della Cdu? «Ci sono molti sondaggi – dice Scholz alla Bild – e tutti indicano che la Spd è in testa, e che è ancora il nostro momento. Ho piena fiducia che i cittadini mi daranno l’incarico di formare il prossimo governo».
La tensione è palpabile, erano anni che non si registrava una suspense così elevata prima di un voto in Germania. Una tensione che purtroppo può sfociare anche in violenze, come è successo ieri a Plauen, in Sassonia, dove un uomo ha attaccato un banchetto dei Verdi con un lancio di uova e cercando di ferire una politica locale. Se i sondaggi hanno ragione, è sempre più chiaro un punto: difficilmente questa sera sapremo chi sarà il prossimo cancelliere, ormai un po’ tutti i commentatori danno per scontato un risultato sul filo di lana.
Molti ritengono probabile che la Spd sarà al primo posto, ma se il distacco dalla Cdu sarà di pochissimo, difficile parlare di vittoria netta.
In Germania, del resto, non esiste il sistema italiano di un presidente della Repubblica che decide a chi dare l’incarico: i negoziati partono tra i partiti, e dal capo dello Stato va chi è riuscito a trovare una maggioranza. Scholz ieri ha definito quella con i Verdi «la mia coalizione preferita». «Mi concentro sulla campagna elettorale fino all’ultimo – ha invece commentato la candidata verde Annalena Baerbock – non ho tempo per scervellarmi sulle possibili coalizioni».
Ma difficilmente basterebbe, e come terzo partito punta ai Liberali dell’Fdp per la coalizione «Semaforo». Solo che il leader Fdp Christian Lindner, che pure non esclude niente, recalcitra, e anzi si è espresso apertamente per la coalizione «Giamaica» con Cdu e Verdi. Con il Spd arrivato primo, Lindner potrebbe non accettare o far fallire i negoziati con Scholz, il quale avrebbe come unica a alternativa proprio Die Linke (sempre che questa riesca a superare lo sbarramento del 5%). Un partito che auspica un governo con l’Spd ma ha posizioni soprattutto in politica estera inconciliabili con la tradizionale politica atlantista, europeista e pro Nato di Berlino: arduo trovare un’intesa. Insomma il candidato Spd potrebbe fallire e così Laschet, anche da secondo arrivato, soprattutto se con distacco minimo, potrebbe fare la famosa «Giamaica».
Non a caso lui stesso ed esponenti del suo partito ricordano il caso del socialdemocratico Helmut Schmidt divenuto cancelliere nel 1976 sebbene giunto dietro alla Cdu di Helmut Kohl. Per un vero chiarimento ci vorranno settimane. I tedeschi, intanto, sembrano pronti ad archiviare l’era Merkel: secondo un sondaggio dell’Istituto Civey pubblicato ieri dal quotidiano Augsburger Allgemeinen, il 52% non rimpiangerà Angela Merkel, contro il 38% che lo farà.