martedì 19 aprile 2022
L'offensiva dell'esercito di Mosca si sta concentrando in modo particolare sul Donbass. La sua conquista sarebbe per Putin un successo russo. Ma l'altra faccia della medaglia è economica
Il Donbass

Il Donbass - Infografica L'EGO HUB

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L'esercito di Mosca si sta concentrando, in questa seconda fase della guerra in Ucraina, in modo particolare sul Donbass. C'è un motivo politico: la conquista di questa regione, da anni rivendicata dalla Russia in quanto abitata in buona parte da russofoni, sarebbe considerata da Putin come una vittoria.

La regione, subito dopo la Rivoluzione d'Ottobre si ribellò allo zar e costituì la Repubblica sovietica del Donec-Krivoj Rog, ma il vertice bolscevico decise di annetterla alla Repubblica sovietica Ucraina. Per questo Kiev, la rivendica come propria e non ha mai accettato di permettere un referendum popolare. Lo scontro tra russofoni e Kiev si radicalizzò nel 2014. In quell'anno la Crimea, donata all'Ucraina sovietica dall'Unione sovietica nel 1954, venne annessa alla Federazione Russa, con un referendum mai riconosciuto a livello internazionale.

Ma, come al solito, l'aspetto politico e linguistico, è sono una faccia della medaglia. L'altra è quella del grande tesoro che questa martoriata terra nasconde. Petrolio, gas naturale, carbone e uranio. Ma non solo. Sulla bilancia economica pesano anche manganese, titanio, ferro, metalli rari e altro ancora. Tutti prodotti del sottosuolo che fanno gola non solo ai due Paesi coinvolti, ma anche ai loro rispettivi alleati che potrebbero beneficiarne.

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