«Non fermatevi a denunciare il massacro dei cristiani. Chiedetevi perché è avvenuto» dice all'agenzia Fides monsignor Juan Josè Aguirre Munos, vescovo di Bangassou, diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, limitrofa a quella di Alindao, dove il 15 novembre i ribelli ex Seleka dell'Ups hanno ucciso 48 persone, tra cui il vicario generale Blaise Mada e don Celestine Ngoumbango, parroco di Mingala.
Il massacro è scattato in rappresaglia per l'uccisione di un mercenario nigerino dell'Upc. «Gli uomini del generale Ali Darassa hanno assalito, saccheggiato e incendiato il capo di sfollati e ucciso donne e bambini» riferisce il vescovo di Bangassou, ricordando che la missione cattolica accoglie circa 26mila sfollati. «Hanno dato alle fiamme la cattedrale dove hanno ucciso due sacerdoti. Subito dopo hanno lasciato entrare gruppi di giovani musulmani che hanno saccheggiato la casa episcopale e hanno dato alle fiamme il presbiterio e il centro della Caritas. Di queste strutture rimangono solo i muri».
Domenica il personale delle Ong presenti ad Alindao è stato evacuato con un aereo. «Tutti sono partiti tranne il vescovo Cyr-Nestor Yapaupa e tre preti» informa monsignor Aguirre. «Ho parlato con loro, sono fortemente provati ma hanno avuto la forza di seppellire e due preti martiri e le 42 persone massacrate nel campo d'accoglienza».
Monsignor Aguirre denuncia: «Gruppi come l'Upc sono formati da mercenari stranieri che da 5 anni occupano parti della Repubblica Centrafricana. Sono pagati da alcuni Paesi del Golfo e guidati da alcuni Stati africani limitrofi. Entrano dal Ciad, con armi vendute all'Arabia dagli Stati Uniti«. «Alcuni Paesi stranieri e non africani - aggiunge - vogliono usare il Centrafrica per entrare nella Repubblica democratica del Congo e nel resto del continente, manipolando l'islam radicale. È questo il gioco che sta dietro la strage di Alindao».
La Conferenza Episcopale Centrafricana, in una nota, ha sottolineato che la Chiesa cattolica "è diventata il bersaglio dei gruppi armati in Centrafrica". I vescovi locali hanno chiesto al governo e alla missione Onu nel Paese (Minusca) di "coordinare le loro azioni perché gli autori di questi omicidi e i loro mandanti siano arrestati e condotti di fronte alla giustizia".