lunedì 28 giugno 2021
La polizia sospetta un incendio doloso che potrebbe essere legato al ritrovamento dei resti di bambini delle Prime Nazioni morti, in passato, in pensionati cattolici per malattie e cattive condizioni
Foto d'epoca di tre bambine delle Prime Nazioni in un pensionato di Saskatchewan sul cui terreno sono state ritrovate tombe comuni di bambini

Foto d'epoca di tre bambine delle Prime Nazioni in un pensionato di Saskatchewan sul cui terreno sono state ritrovate tombe comuni di bambini - Ansa

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Altre due chiese cattoliche, quelle di Sant'Anna e Chopaka, a un'ora di viaggio l'una dall'altra, sono state distrutte dalle fiamme in aree dove vivono comunità indigene nell'ovest del Canada, nella British Columbia. Secondo la Bbc gli investigatori non escludono l'ipotesi che si tratti di incendi dolosi. Lunedì scorso due chiese cattoliche nella stessa provincia erano state distrutte dalle fiamme, nel giorno in cui in Canada ricorreva il National Indigenous People's Day, la giornata dedicata alle popolazioni indigene.

"Per le indagini sui precedenti incendi e su questi due nuovi roghi non sono ancora stati effettuati arresti né formulate accuse", ha detto il sergente Jason Bayda della Royal Canadian Mounted Police, la polizia canadese. La notizia giunge dopo che giovedì è emerso che gli investigatori hanno trovato 751 tombe senza nome nel sito di un'ex scuola residenziale per bambini nativi.

È stato il ritrovamento dei resti di 215 bambini in un pensionato per indigeni in British Columbia, la "Kamloops residential school”, lo scorso mese, ad aprire un dibattito difficile in Canada su un sistema di collegi gestiti dalla Chiesa cattolica, insieme allo stato, dove bambini indigeni, che erano stati strappati alle loro famiglie, venivano maltrattati e subivano abusi in un tentativo di assimilarli culturalmente alla maggioranza. Alla richiesta di scuse da parte della Chiesa e di atti riparatori da parte delle autorità civili, si sono uniti pressanti inviti alla trasparenza sulla sorte delle migliaia di minori scomparsi durante il soggiorno in uno degli istituti per l’assimilazione culturale voluti dal governo di Ottawa.

La legge per "uccidere l'indiano nel bambino"

Nel 2015 la commissione governativa Truth and Reconciliation, dopo sette anni di ricerche, aveva appurato che su 150mila bambini delle Prime nazioni, Inuit o Metis, oltre 4mila erano morti fra il 1890 e il 1996 nei pensionati creati per «uccidere l’indiano nel bambino», come recita il testo di una legge canadese dell’epoca. La Commissione aveva quindi denunciato come “genocidio culturale” la politica di prelevare con la forza i piccoli dalle loro famiglie nelle riserve ed educarli in centri dove parlare la lingua del loro popolo o mantenerne le abitudini era motivo di severe punizioni. E aveva puntato il dito contro le condizioni spesso atroci alle quali venivano esposti i minori, in centri sovraffollati e scarsamente finanziati, dove soffrivano la fame, il freddo ed erano vittime di frequenti epidemie.

Di solito non era nota alle famiglie la causa della morte dei loro figli, le cui spoglie il governo canadese proibiva di restituire ai genitori perché l’invio era troppo costoso. I ritrovamenti e le analisi degli ultimi anni indicano ora che il killer più comune era la tubercolosi, seguita da altre malattie infettive e da incendi o tentativi di fuga.

La promessa del governo e le scuse della Chiesa

Da quando è entrato in carica nel 2015, il primo ministro Justin Trudeau ha promesso di intraprendere 94 azioni tese a commemorare le vittime e a migliorare la vita delle popolazioni autoctone. All’indignazione per il ritrovamento dei resti dei bambini si è accompagnata una ripetuta richiesta di scuse da parte degli ordini cattolici che gestivano circa la metà delle scuole residenziali per indigeni. In realtà gli Oblati, che hanno amministrato la scuola a Kamloops fino al 1969, si sono scusati nel 1991, cinque anni prima che il programma finisse. La scuola è stata chiusa nel 1978. Molti esponenti della Chiesa canadese hanno presentato da allora le loro scuse alle famiglie.

Papa Benedetto XVI nel 2009 aveva espresso «il suo dolore per l’angoscia causata dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa» in Canada. Nelle ultime settimane l’arcivescovo di Vancouver, Michael Miller ha promesso che la Chiesa sarà «completamente trasparente, aprendo i nostri archivi e registri relativi a tutte le scuole residenziali, e solleciterà fortemente tutte le altre organizzazioni cattoliche e governative a fare lo stesso». Quindi si è «scusato sinceramente e profondamente con i sopravvissuti e le loro famiglie, nonché con tutte le persone successivamente colpite, per l’angoscia causata dalla condotta deplorevole di quei cattolici che hanno perpetrato maltrattamenti di qualsiasi tipo in queste scuole residenziali. La Chiesa ha senza dubbio sbagliato nell’attuare una politica colonialista del governo che ha provocato devastazioni per bambini, famiglie e comunità».

All'Angelus del 6 giugno papa Francesco ha parlato della scioccante scoperta ad Kamloops affermando che essa "aumenta ulteriormente la comprensione del dolore e della sofferenza del passato".

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