domenica 21 luglio 2024
Alla fine il presidente cede alle pressioni del partito e dei finanziatori, preoccupati che le sue condizioni non gli consentissero di essere credibile per la rielezione. Ora si cerca l'anti-tycoon
undefined

undefined - undefined

COMMENTA E CONDIVIDI

Alla fine, un Joe Biden debilitato dal Covid ha dovuto cedere alle pressioni di gran parte del Partito democratico e dello schieramento che negli Stati Uniti lo sostiene, dai media, alle personalità più note fino agli imprenditori e i finanziatori della sua corsa. Rinuncia a ricandidarsi il 5 novembre e lancia la sua vice Kamala Harris come sfidante di Donald Trump. Il presidente ha preso la decisione dopo una lunga meditazione personale, e sembra l’abbia fatto da solo, se è vero che gran parte dei collaboratori ha appresso della svolta dal suo messaggio sui social media nel pomeriggio di domenica (la sera in Italia).

Il presidente, 81 anni, oggetto di “fuoco amico” sin dal dibattito disastroso per i lapsus e le risposte inadeguate con il suo avversario repubblicano lo scorso 27 giugno, ha comunicato a sorpresa la scelta, quando ormai sembrava che non ci sarebbero stati annunci fino alla visita del premier israeliano Netanyahu fra due giorni. Invece, Biden ha ceduto all’improvviso alla montante campagna che lo voleva lasciare il campo politico.

Il presidente Joe Biden

Il presidente Joe Biden - undefined

«È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente. E sebbene fosse mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull'adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato», ha scritto il capo della Casa Bianca, dopo avere rivendicato i successi di tre anni e mezzo di presidente, dall’economia alle cure per i cittadini anziani fino alla tutela dell’ambiente e la limitazione delle armi, tutti temi cari ai progressisti.

In un altro messaggio, Biden ha quindi espresso il suo sostegno all’attuale vicepresidente. «La mia primissima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come mia vicepresidente. Ed è stata la migliore decisione che ho preso. Oggi voglio offrire il mio pieno sostegno e il mio endorsement affinché Kamala sia la candidata del nostro partito quest’anno. Democratici: è ora di unirsi e battere Trump. Facciamolo».

Ora ci sono poco più di 100 giorni al voto e il Partito democratico ha davanti un cammino stretto. La Convention di Chicago a metà agosto si aprirà con delegati liberi di dare l’incarico a Harris ma anche, potenzialmente, a un altro esponente del partito. Sarà il Comitato nazionale democratico a scegliere nei prossimi giorni le modalità, anche sulla base degli umori della base e dei big che hanno accompagnato Biden all’uscita di scena.

La convinzione della grande maggioranza del fronte progressista americano era che Biden non fosse più un candidato abbastanza credibile e solido per un altro quadriennio nella sfida con Trump, stanti le sue condizioni fisiche e psicologiche. Non la pensa(va) così l’anziano ma indomito leader, deciso per molti di questi lunghi giorni d’estate a restare saldo come sfidante di Donald Trump. Ma anche la sorte si è messa contro di lui. Prima l’attentato in Pennsylvania, da cui il Tycoon è uscito come un eroe e un martire, poi il contagio con il virus Sars-Cov2. A quel punto, quando tutti i suoi più convinti sostenitori da Obama a Clooney lo spingevano a farsi da parte per il bene del Paese, il presidente ha gettato la spugna.

Mentre tutto il Partito democratico ha subito ringraziato Biden per il suo gesto, che negli auspici permetterà di rimettere in corsa su un piano di parità il nuovo candidato, chiunque sia, i primi commenti di Trump sono stati sprezzanti. L’ex presidente ha detto che il suo ex rivale è stato il peggiore presidente degli ultimi decenni e che per lui sarà ancora più facile battere Kamala Harris.

Se sarà lei la sfidate, cosa non ancora certa in questo frangente, certamente la circostanza rimette in discussione la narrazione che il Partito repubblicano aveva fin qui costruito per accumulare un largo vantaggio nei sondaggi. Kamala Harris, che si è detta onorata per l’investitura ricevuta, è una donna afroamericana molto più giovane di Trump (59 contro 78 anni) rispetto alla quale non valgono gli argomenti messi in campo finora. Ugualmente, Harris non è una figura popolarissima né il suo mandato l'ha resa una stella nel firmamento politico. Ma certamente la mossa di Biden cambia il profilo del confronto per la Casa Bianca, anche se non necessariamente a favore di una rimonta democratica su Trump.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: