CHI ERANO I TERRORISTI. Gli attentatori erano tutti originari del Bangladesh, provenivano da famiglie benestanti, avevano un alto livello di istruzione, ottenuta in università private. Sei sono stati uccisi durante il blitz, 2 sospetti sono stati arrestati. Il Daesh ha rivendicato l'attacco, ma potrebbe essere semplicemente il tentativo di intestarsi un atto di violenza partito localmente. Gli attentatori infatti "erano tutti membri di Jamaeytul Mujahedeen Bangladesh", un gruppo radicale locale, bandito dal Paese da oltre dieci anni.I CATTIVI MAESTRI. Il quotidiano bengalese The Daily Star fa i nomi di tre predicatori noti come propagandisti del terrorismo. Almeno due degli attentatori - Nibras Islam e Rohan Imtiaz - li seguivano sui social. Anjem Choudary, 49 anni, britannico di origine pachistana, è sotto processo in Gran Bretagna per violazione alle leggi anti terrorismo. Avvocato e presidente della Società degli avvocati musulmani, è sotto accusa per una serie di prediche diffuse su Youtube in cui esorta a partire per la Siria a combattere per il califfato. Shami Witness è il soprannome su Twitter del 24enne Mehdi Biswas. Originario di Bangalore, in India, Witness (ovvero testimone in inglese) è stato arrestato nel dicembre 2014 e accusato dalle autorità indiane di gestire "il più influente account pro-Stato Islamico su Twitter". Secondo stime dell'Icsr (Centro internazionale per lo studio della radicalizzazione e la violenza politica) del King's college di Londra, veniva seguito su Twitter dai due terzi dei jihadisti di tutto il mondo. Zakir Naik è un predicatore indiano che diffonde sul suo canale televisivo islamico Peace Tv, con sede a Dubai, proclami in inglese in cui incita "tutti i musulmani a diventare terroristi". È fondatore della Islamic Research Foundation diMumbay. Gli è vietato l'ingresso in Gran Bretagna, Canada e Malaysia.
A Dacca una veglia in memoria delle vittime (Lapresse)IL MESSAGGIO DEI VESCOVI. Abbandonare ogni forma
di violenza per abbracciare il perdono e la misericordia: lo
chiede un messaggio dei vescovi cattolici del Bangladesh."La
violenza in nome della religione è sempre sbagliata. Bisogna che
tutti recuperiamo il tratto di umanità che conduce al rispetto
della dignità e alla pace", si legge nel testo riferito all'agenzia
Fides da monsignor Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi.
«LA MISERICORDIA CI TRASFORMI». Il presule illustra così i contenuti del messaggio:
"Condanniamo la violenza inaudita di fronte al terrorismo che ha
spregio delle vite umane e invitiamo tutti a lasciarsi toccare e
trasformare da valori come la misericordia e il perdono, che
sono i tratti autentici di un essere umano". "Partecipiamo
pienamente al lutto in cui è immerso il paese e preghiamo per le
anime delle vittime e per le loro famiglie, esprimendo profonda
solidarietà", prosegue il vescovo.
I CATTOLICI IN BANGLADESH. La piccola Chiesa bengalese (meno dell'1% della popolazione)
ha dedicato la giornata di domenica a commemorare le
vittime. "In tutte le chiese della nazione, le sante messe di
ieri sono state offerte per le vittime del terrorismo. E anche
oggi ogni comunità locale organizzerà una veglia di preghiera o
una Adorazione eucaristica, per partecipare spiritualmente e
offrire a Dio questo tragico momento", riferisce monsignor Rozario.
"Come cattolici bengalesi, il nostro lavoro di fare del bene
alla nazione attraverso l'apostolato sociale, le scuole, gli
ospedali, la Caritas, continuerà, beneficiando i cittadini di
ogni ceto sociale, religione, etnia e cultura", conclude.
I funerali di una delle vittime
L'OMAGGIO ALLE VITTIME. La premier bengalese, Sheikh Hasina, ha
presieduto a Dacca l'omaggio in memoria dei 20 ostaggi, 9 dei quali
italiani, e dei due poliziotti rimasti uccisi nell'attacco terrorista
a un ristorante della capitale.
L'evento, tenuto nello stadio militare della zona di Banani, è
iniziato intorno alle 10 ora locale, quando in Italia erano le 6 di
mattina. In giornata si è tenuta, sempre a Dacca, una cerimonia religiosa con il nunzio apostolico.
La premier rende omaggio alle vittime (Lapresse)Hasina ha rivolto un saluto ai familiari delle vittime
(presenti solo i bengalesi) e ai rappresentanti dei Paesi di origine:
per l'Italia c'era l'ambasciatore Mario Palma. Quindi la premier ha
deposto una corona di fiori su un piccolo palco allestito in onore
dei morti, con le bandiere del Bangladesh e degli altri quattro Paesi
coinvolti (Italia, Giappone, India e Stati Uniti).
Hasina, circondata da enormi misure di sicurezza, ha lasciato lo
stadio subito dopo. Quindi i rappresentanti diplomatici e i familiari
delle vittime hanno reso omaggio ai 9 italiani, 7 giapponesi, lo
statunitense e l'indiana rimasti uccisi. Le salme dei due poliziotti
sono già state sepolte.