Una fustigazione di una donna islamica in Indonesia - Foto di archivio Ansa/Epa
Una donna sposata colta in flagrante adulterio nel 2018, mentre si trovava con un uomo che non era suo marito, che si è riconosciuta colpevole, è stata punita, ieri, con cento frustrate. A condannarla è stato il tribunale islamico di Aceh orientale, sull'isola di Sumatra in Indonesia, l'unica del Paese dove è in vigore, dal 2005, la Sharia, la legge coranica.
Il boia ha dovuto fermarsi almeno una volta perché la condannata non ce la faceva a sopportare la successione di colpi inferti con con un’apposita canna di giunco. È questa solo l’ultima di una serie di punizioni, esemplari e pubbliche, decise dai giudici in base alla legge coranica.
Forti le critiche online per una esibizione ripresa da alcuni dei pochi presenti, causa il distanziamento richiesto dalla pandemia, e diffusa attraverso i canali social. Da tempo gruppi per i diritti umani si esprimono contro questa forma di punizione prevista per i reati di gioco d’azzardo, adulterio, consumo di alcolici, rapporti omosessuali a cui spesso assistono centinaia di curiosi. Lo stesso presidente indonesiano Joko Widodo ha chiesto la fine di queste condanne.
La fustigazione ha riguardato anche il suo “complice” nell’avventura extraconiugale, un noto manager pubblico del settore ittico, non condannato per l' adulterio, che ha negato, ma per avere tenuto un “atteggiamento affettuoso con una donna diversa dalla moglie”. Per lui sono stati 15 i colpi inferti, ridotti in appello dai 30 stabiliti in prima istanza. Insieme alla coppia illegittima è stata eseguita la sentenza per un uomo giudicato colpevole di avere avuto rapporti sessuali con un minore. Per lui la pena è stata di 100 frustate, a cui però si sono aggiunti 75 mesi di detenzione.