martedì 4 maggio 2010
Salari congelati, interventi sulle pensioni, lotta al sommerso: la gente teme gli effetti dei sacrifici. I sindacati: misure crudeli, sciopero di 48 ore. L’ok dei mercati. Papandreou: grazie Italia. Domenica l’Eurogruppo ha approvato il piano di sostegno da 110 miliardi a favore di Atene. La piazza protesta.
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I sindacati parlano di «misure crudeli e brutali senza precedenti» e annunciano 48 ore di sciopero generale a partire da stamane e incitano i greci a «rispondere con forza al saccheggio dei redditi e dei diritti dei lavoratori sia nel settore pubblico che privato». Il premier Papandreou – che ieri ha telefonato a Berlusconi per ringraziarlo del sostegno italiano – dopo due giorni di mercanteggio con la Bce, il Fondo monetario, la Commissione europea e le banche creditrici, allarga le braccia: era l’unico modo per salvare il Paese dalla bancarotta. E non ci si lasci ingannare da quei violenti ma tutto sommato limitati scontri di piazza: le frange anarco-trotzkiste in Grecia sono una consolidata varietà del panorama politico. Quello che conta è che con l’annuncio del pacchetto di austerità in cambio di 110 miliardi di euro sotto forma di crediti dell’asse Ue-Fmi per la società ellenica è davvero suonata la fine della ricreazione.Il piano è fatto di lacrime e sangue: si tornerà a crescere solo nel 2012, per quest’anno la recessione sarà del 4%. Ai greci verrà congelato il salario fino al 2014, sarà eliminata la tredicesima e la quattordicesima per chi guadagna più di 3.000 euro, i bonus per i funzionari pubblici verranno decurtati del 20% e scomparirà il premio per chi arrivava puntuale al lavoro. Giro di vite anche sulle 320mila false pensioni di invalidità e per le 60 mila pensioni erogate nonostante il beneficiario sia deceduto (esemplare il caso dell’assegno mensile alle figlie nubili di ex dipendenti pubblici), in arrivo una tassazione severa sulle lotterie e il gioco d’azzardo (finora tollerato) e una stretta sul diffuso abusivismo edilizio, mentre l’Iva su molti prodotti – carburanti, alcolici, sigarette, beni di lusso – passerà dal 21 al 23 per cento e si sta studiando un massiccio piano di lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Il piano triennale di austerity bloccherà però anche il programma di investimenti infrastrutturali, che il governo pensa di tamponare liberalizzando i settori dei trasporti e dell’energia creando concorrenza e facendo scendere le tariffe.Le Borse internazionali, complice probabilmente anche il concomitante dato sulla crescita degli Stati Uniti, hanno preso bene la notizia dopo i dubbi iniziali. Entro la metà del mese la Grecia riceverà la prima delle 12 tranche trimestrali di prestiti: 8,5 miliardi di euro, quanto basta perché coprano le obbligazioni in scadenza. Risultato: i rendimenti dei titoli di Stato sono immediatamente scesi, il differenziale con la Germania è ai minimi di una settimana. «I 110 miliardi messi a disposizione, dice il direttore del Fmi Strauss-Kahn, consentiranno ad Atene di non ricorrere al mercato per 18 mesi». Ossigeno per le casse dello Stato. Veleno per la dormicchiante opinione pubblica greca, che fino a ieri aveva prestato scarsa attenzione alle manovre contabili che avvenivano sopra la sua testa, ma che ora si mette a fare i conti con la grande sforbiciata che la attende e che promette di cambiare per sempre un’indole e un modo di vivere. Perché nessun piano di austerità funzionerà senza un cambio di marcia. Ed è questo, non quello contabile, l’obbiettivo più difficile da raggiungere: costringere i greci a uscire dalla grande palude della shadow economy, far emettere loro delle ricevute, fargli usare le carte di credito, costringerli a dichiarazioni dei redditi il più possibile fedeli, togliere loro quelle abitudini consolidate alla mazzetta, al compromesso sotto banco, alla compravendita di cariche pubbliche, alla sistematica simonia con lo Stato. Non sarà operazione da poco. E per cominciare bisognerà neutralizzare e sbollentare la piazza, in queste ore facilmente trascinabile e manipolabile. Un sondaggio dice che in maggioranza la gente dà la colpa dello sfacelo al governo di destra di Costas Karamanlis. Il che non corrisponde a verità: per 35 anni i socialisti hanno coperto magagne, smagliature e responsabilità in cambio di un consenso diffuso, e la stessa cosa ha fatto la destra una volta salita avventurosamente al potere. Ma si sa, in circostanze come queste il capro espiatorio è non solo utile ma perfino indispensabile.
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